L’emergenza Covid-19 continua a colpire duramente l’economia mondiale. Tra i settori più in crisi c’è quello del turismo: non è ancora chiaro quando, come e soprattutto se, si potrà tornare a viaggiare. L’impressione è che gli spostamenti fuori dai confini nazionali saranno da rimandare alla prossima estate a causa delle misure di confinamento e dei protocolli di sicurezza adottati nel mondo.
Segnali preoccupanti arrivano dal colosso della sharing economy, Airbnb. L’amministratore delegato della compagnia californiana che si occupa di affitti temporanei di alloggi, Brian Chesky, ha annunciato un taglio del 25% della forza lavoro. Verranno licenziati 1.900 dei 7.500 dipendenti del gruppo. La compagnia di San Francisco giustifica la decisione stimando una perdita del 50% dei guadagni nel 2020, confrontati con quelli del 2019 e con il crollo nel solo mese di aprile del 90% delle prenotazioni. Nel comunicare la notizia ai lavoratori, Chesky ha specificato che l’azienda deve prendere atto che il cambiamento del settore turistico sarà drastico e non temporaneo, per cui Airbnb dovrà ristrutturarsi e adeguarsi. L’idea è quella di ridurre gli investimenti in Hotel e Lux e di tagliare nel settore pubblicitario e del marketing, tornando a puntare sulle connessioni umane delle persone che mettono a disposizione i propri alloggi. Ad aprile l’azienda aveva anche chiesto un prestito per oltre due miliardi di dollari.
Nel mondo delle piattaforme online Airbnb non è l’unica a scegliere la strada dei licenziamenti in questo momento di difficoltà. Sul fronte dei trasporti anche Uber ha annunciato di aver deciso di ridurre la propria forza lavoro di circa il 14%. Il gigante del noleggio auto con conducente licenzierà complessivamente 3.700 dipendenti sui 26.900 totali, soprattutto nel settore dell’assistenza clienti. Dara Khosrowshahi, l’amministratore delegato dell’app, in una email ai dipendenti, ha anche specificato che non si escludono ulteriori «difficili aggiustamenti» da stabilire nelle prossime settimane.