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Sgomberato il campo rom di via Salviati. Proteste dalle associazioni umanitarie: “Violati i diritti umani”

di Domenico Mussolino13 Settembre 2013
13 Settembre 2013

campo romAccuse e critiche per lo sgombero del campo rom di via Salviati. Alle 7.15 di ieri mattina le forze dell’ordine, settanta agenti fra polizia locale, polizia di stato e carabinieri, hanno allontanato dal campo abusivo 60 famiglie, in tutto 120 persone, demolendo anche le baracche che le ospitavano. È stata eseguita così l’ordinanza del sindaco Ignazio Marino, che il 5 agosto aveva ordinato “il trasferimento immediato di persone e cose dall’insediamento abusivo di nomadi”. Ma le associazioni umanitarie contestano le modalità dell’intervento: “lo sgombero non rispetta standard e garanzie procedurali ponendosi in continuità con le ripetute violazioni dei diritti umani perpetrati già dalla passata amministrazione capitolina”.
Contrasti fra serbi e bosniaci. Sono Amnesty International, Associazione 21 luglio e Centro europeo per i diritti dei Rom (Errc) i capofila della protesta. Ma anche il regista teatrale Moni Ovadia, il giornalista Gad Lerner, e il musicista di etnia rom Santino Spinelli hanno indirizzato una lettera aperta a Marino perché possa “predisporre dei seri percorsi di integrazione che rispondano alla Strategia nazionale di inclusione dei rom, sinti e camminanti”.
I critici lamentano soprattutto la mancanza di dialogo fra le istituzioni e i nomadi. Il campo di via Salviati è abusivo, e la cittadinanza protesta da anni per il degrado della zona. Lo scorso giugno la situazione è peggiorata: alcuni nuclei famigliari hanno deciso di abbandonare il campo di Castel Romano (dove invece saranno ricondotti) stabilendosi vicino alle baracche già presenti.
Dopo l’ordinanza del sindaco, un primo tentativo di sgombero era stato abbozzato lo scorso 12 agosto. Ma davanti alle vibranti proteste, l’intervento è stato interrotto. I rom hanno scritto una lettera all’amministrazione per spiegare le loro ragioni: denunciavano episodi di razzismo a Castel Romano, in un campo molto simile ad un ghetto, isolato dal resto del contesto urbano. Tuttavia in via Salviati ci sarebbe una lotta interna fra i rom che vivono lì da tempo, e quelli invece appena arrivati: alcuni sono di etnia serba, altri invece sono bosniaci (musulmani). I dissapori avrebbero portato ad incendi, liti e pestaggi. E perciò Marino ha deciso di intervenire.
I rom in Italia. Secondo Amnesty International, però, i “villaggi della solidarietà”, come quello di Castel Romano, non possono essere ritenuti un’alternativa adeguata perché “condurre la propria vita all’interno di detti insediamenti compromette la fruizione di diritti imprescindibili sociali ed economici e condiziona fortemente la vita dei suoi abitanti”.
Il problema non è solo capitolino, ma riguarda diverse realtà locali. Roma ospita sicuramente la comunità rom più grande di tutta Italia, con 7mila persone. Ma nel nostro Paese, secondo l’Opera Nomadi (un organizzazione di volontariato), i rom sarebbero 180mila.
Si tratta di un problema nazionale, tanto che l’Italia è stata più volte redarguita dall’Unione Europea per la politica di inserimento dei rom nella società. La Commissione Europea contro il Razzismo e l’Intolleranza (Ecri) ha invitato ad abbandonare il “falso presupposto che i membri dei gruppi rom e sinti siano nomadi”, che ha condotto a politiche di segregazione. Sotto accusa l’installazione di “campi nomadi”, concepiti in base al principio della presenza temporanea dei rom. Molti di loro, invece, circa 70mila, sono ormai cittadini italiani e si sono stanziati definitivamente nel nostro Paese. Una ragione in più per pensare, anche a Roma, a soluzioni di lungo termine.

Domenico Mussolino

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