Questa mattina Papa Francesco, nella sua catechesi all’udienza generale per il Mercoledì delle Ceneri, ha lanciato un duro monito contro l’hate speech.
“Viviamo in un ambiente inquinato da troppa violenza verbale, da tante parole offensive, che la rete amplifica. Oggi – ha detto il Pontefice – si insulta come se si dicesse ‘buona giornata’. Siamo sommersi di parole vuote, di pubblicità, di messaggi subdoli. Rischiamo di scivolare in una mondanità che ci atrofizza il cuore”.
Vittorio Sgarbi, intervistato da LumsaNews, ha apprezzato le parole del Papa, affermando che “quello del Pontefice è un discorso di buonsenso”.
Cosa pensa del monito del Santo Padre?
“È un discorso condivisibile. Non direi che sono subdoli i messaggi insultanti. Subdolo è quello che non appare, per il resto che ci sia una aggressività con auguri di morte e insulti di ogni natura è vero. Io lo so bene, perché io stesso rientro in questa categoria e il mio linguaggio a volte è molto estremo, però ricevo alcuni brutti messaggi. L’altro giorno me ne è arrivato uno che diceva: ‘Sgarbi è come il cancro’. Anche Andrea Scanzi mi attacca spesso. È evidente che poi si crea una deregolamentazione e quando si comincia ad insultare e dire cose pesanti tu rispondi”.
Crede che questo messaggio valga anche per la politica? Lì parole forti e insulti sono normale dialettica o andrebbero evitate?
“No, credo che la politica c’entri poco con il discorso del Papa. Nella politica ci sono alcuni di noi che hanno utilizzato un linguaggio volgare, a partire da me e da Grillo, ma alla fine le nostre erano invettive. Se fai un’invettiva puoi usare delle parolacce, invece qui mi pare si faccia più riferimento agli insulti personali, che i social consentono nel rapporto privato tra uno e l’altro e con persone note, prese come bersagli. Non mi pare sia messo in discussione il linguaggio della politica, ma quello dei cittadini, soprattutto attraverso la rete”.
Qual è la sua opinione sull’informazione che si sta facendo in questi giorni in merito al Coronavirus? A prescindere dai contenuti, che possono giudicare gli esperti, al livello di comunicazione mediatica si sta esagerando?
“Questo tipo di comunicazione l’ho stigmatizzata in più occasioni perché si parla solo di quello e si crea un effetto di virus-paura, ben oltre la realtà dei fatti. È la stessa cosa che capitò con Notre-Dame, quando io in televisione dissi che non c’era nulla di particolarmente grave, ma per 15 ore passò il messaggio che era la fine del Cristianesimo e la fine dell’Europa. Era semplicemente un incendio. Così questa cosa occupa le giornate di chiunque, in qualunque ora, e qualunque telegiornale. Da questo punto di vista la comunicazione è stata e rischia di essere deleteria”.