Centinaia di migranti costretti a lavorare nei campi, fino a dodici ore di fila, senza pause né diritti, per meno di quattro euro l’ora. L’iscrizione obbligatoria al sindacato poi, che suona come una beffa. Tutti nelle grinfie di una cooperativa, la Agri Amici di Sezze: in realtà una centrale di sfruttamento che distribuiva i braccianti alle aziende agricole della zona. Rete criminale che è stata smantellata questa mattina dalla squadra mobile di Latina, in coordinamento con il Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato.
Sei gli arrestati, tutti italiani, che avevano creato l’associazione a delinquere con cui violavano la normativa sul caporalato. Sfruttavano quasi quattrocento tra romeni e nordafricani, facendoli lavorare nelle campagne dell’agro pontino in condizioni disumane. I reati contestati dalla procura di Latina agli otto indagati – tra cui risultano anche un sindacalista e un ispettore del lavoro – sono intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, estorsione, corruzione, riciclaggio e altre violazioni tributarie. I poliziotti stanno ora sequestrando decine di automezzi, beni e case degli arrestati, per un valore di circa 4 milioni di euro: tutti frutto dei guadagni realizzati illecitamente sulle spalle dei braccianti.
L’inchiesta giudiziaria, durata più di un anno e mezzo, è una costola di “Freedom”, operazione ad alto impatto per il contrasto del caporalato. È stato riscontrato come ai lavoratori stranieri non venisse garantito nulla di quanto previsto dal contratto sindacale minimo. Inoltre erano obbligati a stiparsi in furgoni in numero doppio rispetto alla capienza dei mezzi, per essere spostati per le campagne.
“Grazie alla Polizia per questa importante vittoria: nessuna tolleranza per il caporalato e per lo sfruttamento del lavoro” si è congratulato il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti.