L’emergenza Covid-19 non è soltanto sanitaria, ma coinvolge anche realtà imprenditoriali e produttive. Tra queste, il settore agricolo sta pesantemente risentendo degli effetti della pandemia e delle restrizioni attuate dal governo. Manca la manodopera e i campi sono abbandonati e ciò crea enormi difficoltà per i raccolti. Il rischio è che la situazione possa peggiorare ancora nelle prossime settimane, quando in molte regioni italiane entrerà nel vivo la stagione della raccolta di frutta e verdura.
Contribuisce al problema il minor numero di sbarchi di migranti, potenziale manodopera presa per lavorare nei campi come braccianti. Chi è già in Italia sta avendo forti difficoltà a trovare una sistemazione a causa delle restrizioni, e i pochi che invece lavorano lo fanno senza le adeguate protezioni, aumentando il rischio di contagio nei ghetti in cui vivono. Di conseguenza, in regioni come Calabria e Puglia si solleva l’allarme di associazioni e sindaci, alle prese con tensioni sempre più forti tra scarsa sicurezza, spostamenti vietati e povertà imminente.
“Ora che c’è problema delle forniture di cibo nei supermercati con il Coronavirus, si scopre che questi lavoratori servono”, afferma Francesco Piobbichi del progetto braccianti di Mediterranean Hope, aggiungendo che “a maggior ragione devono avere risposte immediatamente e condizioni dignitose di vita, da parte delle istituzioni”.
Nonostante le difficoltà, l’agricoltura italiana ha continuato a produrre per garantire le forniture alimentari alla popolazione, come emerge da un’indagine di Coldiretti, nonostante sei aziende su dieci abbiano registrato una riduzione dell’attività a causa dell’emergenza. In aggiunta, sono oltre 650mila gli agricoltori e collaboratori familiari che possono beneficiare dell’indennità di 600 euro prevista dal decreto “Cura Italia”.