Il regista afroamericano Spike Lee è nato ad Atlanta il 20 marzo di 60 anni fa. Ha fatto molti film: alcuni dei quali considerati dei capolavori. Non è stato immune dalle polemiche, venendo anche accusato di razzismo (in Mo’ better blues alcuni critici hanno ravvisato un antisemitismo marcato: gran parte dei vizi umani sono incarnati nei due personaggi ebrei proprietari di un night club). Una cosa è certa: se nel 1986, all’età di 31 anni, mentre chiedeva un prestito alla nonna Zimmie per la realizzazione del suo primo lungometraggio, Lola Darling, gli avessero detto che questo film avrebbe avuto talmente tanto successo da diventare dopo 29 anni una serie tv per Netflix, non ci avrebbe creduto.
Shelton Jackson Lee, questo è il suo nome di battesimo. Spike è il nomignolo affettuoso affibbiatogli dalla madre perché fin da bambino era mingherlino e scalmanato. Ha studiato cinema nelle scuole più prestigiose e con i primi cortometraggi ha iniziato a raccontare New York, vista dagli occhi della comunità afroamericana. Questa sua attitudine gli ha valso il soprannome di “Woody Allen nero”. Ha iniziato il suo impegno nel cinema grazie ad uno stage, durante il quale prese visione di Stranger than Paradise di Jim Jarmush, nel 1984. «All’improvviso mi resi conto che realizzare un film era davvero possibile», ha dichiarato il regista ricordando quell’esperienza.
Il successo è arrivato con Lola Darling, prodotto dalla sua casa cinematografica, la 40 Acres & A Mule Filmworks, un nome che ricorda quanto fu promesso e non dato agli schiavi neri dopo la guerra civile americana. D’altronde se non si fosse autofinanziato, il film difficilmente avrebbe visto la luce nella normale industria del cinema. La pellicola andò al festival di Cannes, dove vinse il premio della Jeunesse, e arrivò in sala, raggiungendo un incasso di più di 7 milioni di dollari. Poi altri film di successo come Aule turbolente, Fa’ la cosa giusta, Jungle Fever e Malcolm X. Spike Lee è stato anche regista di videoclip musicali di artisti come Prince, Stevie Wonder, i Public Enemy, Michael Jackson ed Eros Ramazzotti.
She’s gotta have it è l’ultimo regalo che il regista afroamericano fa ai suoi fans. Si tratta di un remake di Lola Darling. Esattamente come nel film, la serie racconterà le avventure di Nola (Lola nella versione italiana), un’artista di colore di Brooklyn, ma ambientate nella società di oggi. Lola è una donna libera e disinibita che lavora nel mondo pubblicitario e si divide tra tre uomini, indecisa su chi scegliere. Si tratta di uno dei primi film che tratta in maniera così schietta il tema della sessualità femminile.
I sessant'anni di Spike Lee
Arriva "She's gotta have it"
serie remake del primo film
Il regista è un simbolo del cinema
che racconta la comunità afroamericana
21 Marzo 201753