Sette poliziotti, un giudice di pace e tre diplomatici del Kazakistan. Sarebbero questi gli autori del duplice sequestro di persona nei riguardi di Alma Shalabayeva e Aula Ab-lyazova – rispettivamente moglie e figlia del politico dissidente Mukhtar Ablyazov – avvenuto nel 2013. A convalidare le accuse è stata la Procura di Perugia, a chiusura dell’indagine avviata due anni fa. Una decisione notificata anche a Renato Cortese, ex capo della Squadra mobile di Roma, e a Maurizio Impronta, ex responsabile dell’Ufficio immigrazione, che avrebbero agito autonomamente e su richiesta delle autorità straniere. Oltre al sequestro, infatti, gli altri reati commessi sono falsi in atto pubblico, omissioni e abusi d’ufficio.
L’episodio si verificò nel 2013, quando la polizia fece irruzione nell’abitazione (fuori Roma) di Ablyazov. L’ordine era partito dall’ambasciata kazaka allo scopo di arrestare lo scomodo oppositore politico. Questo’ultimo, però, non era in casa, e così vennero bloccate moglie e figlia che rapidamente vennero espulse e imbarcate su un aereo diretto verso la capitale del Kazakistan. Le denunce di Alma Shalabayeva, secondo cui anche il ministero degli interni italiano avrebbe coperto l’operazione, portarono a una serie di dimissioni. Tra queste, quella di Giuseppe Procaccini – capo di gabinetto del Viminale – che assieme a Sandro Valeri, capo della segreteria del Dipartimento della Pubblica sicurezza, aveva mandato i kazaki in questura per mettere a punto il piano. Gli inquirenti, però, nel corso dell’inchiesta non hanno più considerato questo elemento.
Per quanto riguarda, invece, gli agenti della Squadra mobile, per loro è arrivata l’accusa di aver ingannato prima gli uomini dell’Ufficio immigrazione e poi i giudici della Procura di Roma, che permisero l’espulsione di Alma e sua figlia – ordine poi revocato dalla Corte di Cassazione. I dirigenti dell’Immigrazione, a loro volta, sono stati incriminati di aver falsificato i documenti per velocizzare la partenza delle due donne – nonostante le continue richieste di asilo politico.
Ora, non resta che attendere le contromosse della difesa, che dovrà mostrare l’innocenza degli imputati.