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“Senza Decreto Crescita
la situazione economica
in Serie A peggiorerà"

Damiani di Diritto e Sport a Lumsanews

"Il calcio italiano ha altre priorità"

di Antonino Casadonte31 Ottobre 2023
31 Ottobre 2023

L'ideatore della rubrica Diritto e Sport, Michele Damiani

Il Decreto Crescita nel calcio italiano al centro del dibattito politico. Il governo Meloni riflette se modificare o addirittura abolire una misura che ha aiutato un movimento in enorme difficoltà economica, anche rivoluzionando il calciomercato negli ultimi anni. Tuttavia, come spiega a Lumsanews Michele Damiani, esperto di economia e ideatore della rubrica Diritto e Sport (ItaliaOggi), i problemi rimangono molti e c’è grande incertezza sul futuro.

Cosa comporterebbe abolire il Decreto Crescita nel calcio italiano?

“Sicuramente comporterebbe una maggiore difficoltà per le società di calcio italiane. Già a livello economico la situazione non è florida, con l’eliminazione dello sconto fiscale per chi viene dall’estero non potrà che peggiorare. Ovviamente, i riflessi maggiori si avranno nelle sessioni di calciomercato, in particolare guardando alla tipologia di operazioni fatte dalle squadre italiane negli ultimi anni. Sono pochi, infatti, gli acquisti di cartellini, si passa spesso da parametri zero e prestiti (da Di Maria a Lukaku). Non si comprano i cartellini perché di soldi ce ne sono pochi, senza le agevolazioni si avranno anche meno operazioni di questo tipo”.

Quali sono stati in questi anni i pro e i contro del Decreto? 

“Tra i pro sicuramente un aiuto a un movimento in forte difficoltà dal punto di vista economico-finanziario, il tutto in un contesto, quello italiano, fatto di un’altissima tassazione sul lavoro, che quindi dovrebbe accettare ben volentieri sconti fiscali. I contro, in particolare, riguardano le molte operazioni fatte negli ultimi anni, spesso anche per giocatori di basso livello tecnico, che venivano preferiti agli italiani esclusivamente per un vantaggio di costi. Infine, non so quanto possa essere definita etica una norma che garantisce sconti fiscali a soggetti che guadagnano anche milioni di euro all’anno”.

Pensa sia una misura fondamentale per il calcio in Italia?

“Sicuramente le priorità sono altre, prima di tutto quella legata alle infrastrutture. L’età media degli stadi italiani supera i 60 anni e se paragoniamo la serie A ad altri campionati di vertice il confronto è impietoso. Priorità assoluta, quindi, a stadi, a campi di allenamento, a strutture d’avanguardia, una delle principali criticità del nostro calcio. A ruota l’investimento nei settori giovanili e da questo punto di vista sottolineo una sorta di stortura: il Decreto Crescita, infatti, prevedeva un contributo dello 0,50% dei redditi percepiti dai calciatori che beneficiano delle agevolazioni da destinare ai settori giovanili. Con l’abolizione dello sconto salterà anche questo contributo”.

 

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