La Corte Costituzionale ha fatto cadere il divieto assoluto per gli ergastolani ostativi di poter accedere a permessi premio durante la detenzione. Tante polemiche erano già nate la scorsa settimana quando la Corte dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo, interpellata da un detenuto, aveva considerato come eccessive le condizioni del carcere duro del nostro Paese.
“È una prima, parziale vittoria, un passo verso la giusta direzione”, commentano i dirigenti dell’associazione “Nessuno tocchi Caino”, da anni impegnata, insieme al Partito Radicale, per l’abolizione dell’ergastolo ostativo. Il presidente della commissione parlamentare antimafia Nicola Morra non ha invece lesinato critiche alla sentenza: “Non dimentichiamoci – ricorda Morra in un’intervista rilasciata oggi alla Stampa – che ci volle la morte di Carlo Alberto Dalla Chiesa per introdurre nel codice penale l’articolo 416-bis. Probabilmente c’è dimenticanza del sangue, cioè delle stragi che avevano indotto tanti ad aprire gli occhi”. Sulla possibilità che venga meno l’incentivo a collaborare il senatore Morra sottolinea: “Molti di quelli che hanno deciso di diventare collaboratori di giustizia non sono affatto pentiti, ma il fatto di collaborare li escludeva immediatamente dal sodalizio di cui facevano parte. Il rischio è che adesso non accada più”. Contrastanti invece le reazioni da Forza Italia: per il deputato Paolo Sisto “nella sentenza non c’è nessun liberi tutti”. Duro invece Renato Brunetta, che dice di ignorare la sentenza della Consulta.