La spaccatura all’interno di Sel si sta lentamente allargando ed il partito di Nichi Vendola si sta pian piano disgregando. L’ultimo scontro si è consumato sul voto del decreto Irpef e degli ottanta euro in busta paga. Il partito nell’ultima assemblea nazionale aveva deciso di porsi all’opposizione e quindi di dare parere negativo al provvedimento varato dal governo. La realtà dei fatti è stata diversa, con il gruppo parlamentare che si è letteralmente spaccato al momento della votazione. I favorevoli al provvedimento sono stati infatti 17 contro i 15 contrari.
La linea del partito non ha tenuto creando delle divisioni alquanto nette. In verità qualcuno ha tentato la strada della mediazione: si tratta del coordinatore del partito e deputato, Nicola Fratoianni, che fino all’ultimo ha proposto la strada dell’astensione al voto.
Peccato che di fronte si sia trovato un muro, con Gennaro Migliore, capogruppo di Sel, che minacciava le proprie dimissioni. Dimissioni che, nonostante la maggioranza sia stata favorevole al provvedimento, sono arrivate lo stesso aprendo ufficialmente la crisi di Sel.
Costretto a correre ai ripari, ed anche in tempi piuttosto brevi, Nichi Vendola ha convocato d’urgenza una segreteria giovedì alle 13. Sul tavolo la profonda divisione interna al partito: dopo il passaggio dei due deputati Michele Ragosta e Ferdinando Aiello al Pd ci sono altri membri di Sel che hanno intenzione di compiere lo stesso tragitto, confermando il famoso “effetto calamita” che spingerebbe i componenti di Sel ad accasarsi al Partito Democratico di Matteo Renzi.
Gelido il commento che Nichi Vendola regala ai cronisti sulla vicenda: “Non credo che Renzi stia facendo scouting su Sel. E comunque non gli conviene…”.
Mario Di Ciommo
