HomeCronaca «Se il consumismo ci consuma l’unica speranza è il dialogo»
Zygmunt Bauman si interroga sulla società “liquida”

«Se il consumismo ci consuma l’unica speranza è il dialogo»
Zygmunt Bauman si interroga sulla società “liquida”

di Annalisa Cangemi13 Febbraio 2013
13 Febbraio 2013

«Il potere evapora. Il nostro mondo è un vecchio west nel cyber spazio, su cui l’entità politica non ha più alcun controllo». Questa è la definizione della modernità secondo il sociologo polacco Zygmunt Bauman, intervenuto ieri alla Lumsa in occasione del convegno “Verso un nuovo umanesimo” organizzato dalla Onlus “Greenaccord”, in collaborazione con l’FNSI e l’Associazione Stampa Romana. Se il tema dell’incontro può riassumersi nel quesito «Che futuro ha l’umanità?», Bauman ha rovesciato la domanda: «Il futuro ha un umanesimo?». 

La teoria della modernità “liquida”. Il sociologo ha aperto interrogativi esistenziali per i quali, ha ammesso, non ci sono risposte. Il disfacimento dei capisaldi della modernità ha generato un vuoto di strumenti interpretativi. «Viviamo in un interregno – ha detto Bauman – perché tutto ciò in cui l’uomo ha creduto negli ultimi due secoli è svanito. La modernità si è costruita sulla fiducia nella scienza, nello Stato e nell’economia capitalistica globale. Tutti questi elementi oggi presentano delle criticità». Siamo in una fase sperimentale della nostra storia, e se la politica non può fornire più soluzioni, chi salverà l’umanità? Persino la vecchia divisione in classi è superata: al posto del proletariato alla base della piramide sociale oggi si trova il precariato, composto da una massa umiliata, sottoposta ad un controllo superiore e incapace di intraprendere un percorso di vita. E mentre la punta della piramide si assottiglia, aumenta, inarrestabile, il divario tra ricchi e poveri. Se si osservano i ritmi di crescita demografica la popolazione mondiale aumenterà presto di un miliardo: «A quel punto avremo bisogno di 5 pianeti – ha ammonito Bauman – per poter mantenere questo stile di vita». “Sostenibilità” e “Resilienza” del pianeta, queste le parole chiave evocate dallo studioso polacco per poter avviare una riflessione e un dialogo, aperto e informale, che affronti in maniera costruttiva il problema della modernità “liquida”. Qual è il grado di sviluppo che il nostro pianeta è in grado di sostenere? Per quanto ancorala Terra sarà capace di ricreare un equilibrio naturale?

La ricerca della felicità. E dai problemi universali Bauman passa poi ad analizzare quelli individuali. Come la questione della felicità. Secondo il sociologo sarebbero proprio i popoli dell’area mediterranea quelli più felici. Nel Sud dell’Europa, e in alcune zone del Sud del mondo, almeno fino ad ora, non si sarebbe ancora verificata quella totale dissipazione dei vincoli familiari, convertiti, nelle società più industrializzate, in competitività. Nell’era dello shopping a tutti i costi, del mercato che non soddisfa bisogni ma crea desideri, ecco una semplice ricetta per la felicità: «La gioia per me equivale all’affidabilità reciproca – ha detto Bauman – al saper godere della compagnia. Lo Slow Food, per esempio, mi sembra una buona idea».

Annalisa Cangemi

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