La norma “salva Mediaset” arriva sul banco di Parigi e di Bruxelles. Quello che si prospetta è un vero e proprio braccio di ferro tra la società multimediale italiana e la francese Vivendi.
Dopo l’emendamento approvato dal Senato che ha fatto da “scudo” a Mediaset dandole un vantaggio nello scontro, è arrivata la controffensiva da parte di Vincent Bolloré (alla guida di Vivendi, che possiede il 29,9% di Mediaset). L’imprenditore francese ha infatti coinvolto l’esecutivo di Parigi che, a sua volta, ha chiamato in causa Ursula von der Leyen.
L’interessamento da parte della Commissione europea è dunque un rischio concreto, che però a oggi può essere esclusivamente un piano di discussione informale, dato che l’emendamento approvato a Roma non è ancora legge. La sollecitazione preventiva da parte di Parigi è perciò da intendere come un “invito” alla verifica della compatibilità del testo con le normative comunitarie. In particolare, si fa riferimento alla possibile incongruenza con l’articolo 49 del Tfue, ovvero il basilare Trattato europeo, e con la legislazione relativa alla libera concorrenza.
Di fatto non esiste una procedura avviata, ma gli scenari plausibili sono due: una effettiva verifica di un conflitto o una richiesta di chiarimenti da parte di Roma. Di certo il tutto rappresenta un ostacolo per Mediaset e una spinta poderosa del braccio francese, anche se Mediaset tiene duro e fa affidamento alla temporaneità della norma e alle circostanze eccezionali provocate dal Covid. Inoltre gli accertamenti richiederanno tempi lunghi di cui si potrà approfittare.
L’ultima strategia da parte di Vivendi a quel punto sarebbe quella della rete unica per le tlc. Con Bruxelles che controlla attentamente, lo scontro è sicuramente destinato a durare ancora per un po’.