E’ scontro, all’interno di Repubblica, tra l’inviata in Siria Alix Van Buren – autrice negli ultimi anni di numerose interviste esclusive al presidente Bashar al-Assad – e Pietro Del Re, storico inviato – anche in Medio Oriente – del giornale fondato da Eugenio Scalfari, che sulla sua pagina facebook ha sentito il bisogno di «scusarsi con i lettori» dopo aver letto l’ultimo articolo della giornalista di origini olandesi.
Le mail intercettate. La vicenda era in realtà nata a febbraio, quando il gruppo di hacker che fa capo agli attivisti di Anonymous era riuscito a forzare alcuni computer e ad intercettare 78 mail inviate in precedenza da altissimi esponenti del regime siriano. Tra questi la potentissima Bouthaina Shaaban, portavoce di Assad, che almeno a partire dal 2010 avrebbe intrattenuto una fitta corrispondenza “sopra le righe” con l’inviata di Repubblica. In particolare, risultano trascritte tre mail in cui la Van Buren elogia i risultati raggiunti dal lavoro propagandistico della Shabaan («Ma come ci riesci?»), la ringrazia per i regali ricevuti (tra cui un profumo di Valentino e un portagioielli) ed utilizza espressioni e formule di saluto molto affettuose («Mia adorata Boutheina, quanto mi manchi!!!!», ecc.).
«Giornalista con l’elmetto»? Ad ogni modo il caso era stato presto accantonato. Martedì 11 è stato però improvvisamente riaperto da un nuovo articolo di Repubblica sul rapporto Unicef dedicato ai bambini vittime della guerra civile siriana, in seguito al quale un altro inviato, il giornalista Rai Amedeo Ricucci, ha criticato aspramente sul suo blog il testo scritto dalla Van Buren, definita «”giornalista con l’elmetto”. Una di quelli che – avendo un rapporto privilegiato con una fonte – ne devono per forza di cose veicolare la propaganda». Questo perché, nonostante il rapporto non lanci accuse a nessuna delle parti in conflitto, limitandosi a contabilizzare le piccole vittime, la pagina di Repubblica – prosegue Ricucci – cita «tutta una serie di atrocità imputabili all’opposizione armata siriana, vale a dire ai “ribelli“, mentre nemmeno una riga, nemmeno un accenno viene fatto alle atrocità ben più gravi commesse dal regime di Bashar al-Assad».
Il caso Gad Lerner. Nonostante i buoni rapporti con la Shabaan, neanche la Van Buren era comunque certa di veder soddisfatta ogni sua richiesta: dalle mail intercettate emerge infatti come nel 2010 abbia inutilmente provato a perorare la richiesta di un visto “per un viaggio alla riscoperta delle proprie radici” di Gad Lerner, nato a Beirut da una famiglia originaria della città siriana di Aleppo. Per una volta l’addetta stampa del governo di Damasco rispose in tono molto freddo e distaccato alla sua amica Alix, affermando che, pur apprezzando le posizioni indipendenti di Lerner, notoriamente critiche nei confronti del governo Netanyahu, il suo essere ebreo – e quindi potenzialmente un agente israeliano – rendeva in ogni caso l’allora conduttore dell’Infedele una persona non gradita nella Siria di Assad.
Di Alessandro Testa