Rimane alta la tensione in corso d’Italia tra Cgil e Fiom. E oltre agli scontri verbali si arriva anche alle mani. Il 14 febbraio scorso a Milano, all’attivo regionale della Cgil, è scoppiata una vera e propria rissa. Una decina di sindacalisti, guidati da Giorgio Cremaschi, esponente storico della Fiom, ora Spi Cgil, ha fatto irruzione nella sala e tra vari scontri verbali sono volati schiaffi e spintoni. Una persona è addirittura finita in ospedale con un trauma alla caviglia. La Fiom ha preso subito le distanze dall’accaduto: “Noi non c’eravamo. Non eravamo stati invitati. Nessun blitz, quindi, nessuna irruzione”. E dal canto suo la Camusso prova a ristabilire gli ordini. “Non ci sarà nessuna scissione, né vicina né lontana”, ha dichiarato.
La diatriba tra Susanna Camusso e Maurizio Landini è nata quando a gennaio scorso Cgil, Cisl e Uil hanno firmato con Confindustria un accordo sulle regole della rappresentanza sindacale in fabbrica che la Fiom ha bocciato.
Il 17 gennaio scorso il direttivo della Cgil si era concluso con un duro scontro. Landini e la Fiom avevano contestato l’intesa raggiunta, sostenendo la necessità di farla ratificare da un referendum tra gli iscritti. Per la Camusso invece era sufficiente l’assenso del direttivo. Nei giorni scorsi lo scontro è arrivato al Collegio statutario della Cgil che ha dato ragione al segretario generale: per approvare l’intesa basta il voto del direttivo. “La Fiom si deve allineare ai vertici”, ha sottolineato la Camusso.
Ma il braccio di ferro tra Cgil e Fiom non accenna ad allentarsi e riaccendere gli animi sono state le notizie circolate qualche giorno fa sull’apertura da parte della Cgil di un esposto nei confronti della Fiom. Notizia subito smentita dal sindacato ma che ha alimentato la polemica tra la confederazione e i metalmeccanici.
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