L’annuncio della svolta del coinvolgimento europeo nella gestione dei flussi migratori nel Mediterraneo è arrivata due giorni fa direttamente dalla voce del ministro dell’Interno Angelino Alfano: «Triton sostituirà Mare Nostrum».
Peccato che immediatamente dopo l’annuncio di Alfano, Cecilia Malström commissario uscente agli affari Interni europei, ha smentito la possibilità che l’operazione Triton possa sostituire integralmente la missione italiana. In pratica si uniranno altre forze armate europee nella gestione dei confini ma non con funzione di ricerca e salvataggio di tutti i natanti nel Mediterraneo.
In attesa di capire quali saranno quindi le decisioni del ministro in merito alla sorveglianza dei confini nazionali e al salvataggio dei migranti soccorsi fuori dalle acque internazionali della nostra Marina militare, cioè se porre fine o solo modificare i parametri operativi di Mare Nostrum, vanno intanto compresi quali saranno i termini della nascente operazione congiunta.
Triton è stata progettata in base alle richieste avanzate dalle autorità italiane, cioè con l’obiettivo di salvare quante più vite umane nel Meditterraneo. La missione, che prenderà avvio il prossimo primo novembre, e della quale faranno parte per ora Germania, Francia e Spagna (si stanno valutando adesioni di altri paesi UE), sarà finanziata da Frontex, l’agenzia europea per la sorveglianza delle frontiere, con un budget mensile iniziale di circa tre milioni di euro.
Nei prossimi mesi Consiglio e Parlamento europeo, spinti dal continuo stimolo italiano per la gestione congiunta dell’emergenza sbarchi, valuterà un progressivo aumento degli stanziamenti per l’agenzia Frontex. Per ora la neonata azione di affiancamento alla nostra Marina militare opererà con cinque navi destinate al pattugliamento dentro e fuori le acque territoriali, coadiuvate dal supporto di tre aerei.
Sull’implementazione delle forze navali comunitarie si sta discutendo in queste ore al vertice dei ministri degli Interni dell’Unione Europea a Lussemburgo. Per l’Italia dunque si tratta solo di una vittoria a metà che però si concretizza ufficialmente dopo anni di richiami alla responsabilità comunitaria sulla questione dell’emergenza sbarchi e sulla gestione dei flussi migratori nel vecchio continente.
Emanuele Bianchi