Prendiamo una legge che vieta di fare pubblicità alle società di scommesse, allo scopo di contrastare la ludopatia. Aggiungiamoci società di scommesse che si sentono colpite economicamente. Il risultato: escamotage banali ma efficaci che aggirano la legge e consentono di continuare ad attirare migliaia di scommettitori. E che ora attirano l’attenzione (e le proteste) di esperti e associazioni.
Tutto nasce con l’articolo 9 del Decreto Dignità, entrato in vigore il 9 agosto 2018, che introduce il divieto assoluto di pubblicizzare società di giochi e scommesse. Esaminando il provvedimento ci si accorge che il divieto si estende a qualsiasi forma di pubblicità, anche indiretta, relativa a giochi o scommesse con vincite di denaro. Nel testo si sottolinea che l’imposizione va rispettata indipendentemente dal mezzo di diffusione utilizzato.
Il 18 aprile 2019 l’Agcom ha emanato le linee guida sulle modalità attuative del decreto, in cui vengono fissate delle eccezioni. Possono sottrarsi al divieto le comunicazioni che hanno un’esclusiva finalità descrittiva ed identificativa dell’offerta di gioco legale e i servizi informativi di comparazione di quote. Le linee guida dell’Agcom, secondo alcuni esperti del settore, hanno però generato solamente ulteriore confusione e hanno permesso a molte società di gioco di pubblicizzarsi ugualmente attraverso strategie alternative.
Tra i sostenitori di questa tesi rientra il responsabile dell’Osservatorio Parlamentare di Avviso Pubblico, Claudio Forleo. “Le linee guida emanate dall’Agcom – sottolinea – rendono il confine tra informazione e pubblicità non così netto. Sarebbero potute essere sicuramente più chiare e rimarcare in maniera più netta alcuni limiti”. Linea condivisa da Maurizio Fiasco, sociologo ed esperto della Consulta Nazionale Antiusura. “Bisogna revocare le linee guida dell’Agcom introdotte nel 2019 – dichiara Fiasco – poiché sono illegittime. Il punto inaccettabile è di aver fatto una distinzione tra informazione commerciale e pubblicità. L’esposizione delle quotazioni delle scommesse non è ritenuta pubblicità ma un’informazione commerciale. Una cosa è se le quotazioni delle scommesse le pubblichi in un tuo bollettino, un’altra cosa invece se le diffondi pubblicamente istigando al gioco”.
L’escamotage classico utilizzato dai siti di scommesse e gioco d’azzardo per eludere i punti cardine del Decreto Dignità. Una delle pratiche più in voga al momento consiste nel creare siti di “informazione” che hanno il nome del bookmakers seguito dalla dicitura “news”. Qui si trovano sì notizie di sport, ma anche link e banner che rimandano direttamente a piattaforme di gioco d’azzardo. Ma non è tutto. Alcune società di betting, infatti, hanno deciso di far fronte comune per dribblare i paletti imposti dal decreto. Uno dei casi più emblematici riguarda la piattaforma di scommesse Bwin Italia che pubblicizza il sito web “giocodigitale.game”, dove si possono trovare giochi for free d’azione, arcade e trivial. Questa forma di auto-pubblicizzazione è in grado di creare un vero e proprio circolo vizioso difficile da contrastare.
L’ultimo espediente riguarda da vicino il mondo del calcio, e quindi delle scommesse sportive. Stiamo parlando della cosiddetta pubblicità retroattiva. Molti siti si servono di filmati e campagne precedenti l’entrata in vigore del divieto. In questi spot, infatti, si notano le maglie di club che hanno come principale sponsor società di scommesse sportive. Anche su questo, però, l’Agcom ha fatto capire di non poter intervenire. Per Fiasco quella dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni è una “sortita ipocrita, poiché l’Agcom potrebbe benissimo aggiornare l’istruttoria e sanzionare tutto quello che è sanzionabile”.
Nonostante l’Autorità garante non abbia fatto molto per intervenire sui casi spinosi, negli ultimi anni non sono mancate sanzioni per piattaforme che non hanno rispettato il Decreto Dignità. Uno dei casi più emblematici riguarda il sito web Giunco.net, il quotidiano della Maremma. Il 28 gennaio, infatti, l’Agcom lo ha redarguito per “aver redatto un normale articolo giornalistico volto, però, a promuovere il gioco con vincita in denaro tramite un apposito collegamento ipertestuale al sito web wisecasino.net”. Interventi del genere non sembrano però essere sufficienti.
A beneficiare di tutto ciò è il fenomeno della ludopatia, in evidente crescita nel nostro Paese. Come sottolinea Forleo “negli ultimi 20 anni tutti gli operatori del settore segnalano che c’è stata un’impennata. Il problema – aggiunge – è che si tratta di un fenomeno sommerso: si stimano oltre un milione di persone con questa criticità ma mediamente ogni anno se ne curano 50/60mila”.
Ma cosa si può fare concretamente per disincentivare la crescita della ludopatia? Fiasco suggerisce di “separare il tempo e i luoghi del gioco dai tempi e dai luoghi della quotidianità”. Per Claudio Forleo, invece, servono una serie di interventi. “In primis – ribadisce – c’è la necessità di ridurre l’offerta, che non ha paragoni con il resto d’Europa. Il secondo punto è fare informazione e sensibilizzazione sui pericoli del gioco d’azzardo. La terza cosa fondamentale è la volontà politica di fare qualcosa di concreto. Ora sembra che, collegata alla legge di Bilancio, verrà presentata una legge delega di riordino del settore nazionale. Staremo a vedere”.