ROMA – Brusca frenata per il piano di contrasto alla ludopatia previsto dal vecchio decreto Dignità, che vietava la sponsorizzazione da parte di aziende di scommesse. A breve infatti potrebbe arrivare il via libera della commissione Cultura del Senato ad una risoluzione sulla riforma del calcio italiano. L’approvazione è stata rimandata alla prossima settimana.
I punti della norma
Secondo la norma gli eventuali benefici fiscali verrebbero utilizzati per attirare investimenti nei vivai, in infrastrutture, nel calcio femminile, anziché in calciatori stranieri, che, come spiega il relatore Paolo Marcheschi, di FdI “non solo non apportano alcun valore aggiuntivo al campionato italiano ma penalizzano anche l’impiego dei nostri ragazzi in prima squadra limitando di conseguenza la rosa di scelta ai commissari tecnici per la Nazionale”. Una prospettiva che penalizza i club di Serie A, che grazie a quegli sgravi riuscivano a competere con le grandi squadre europee nell’acquisto delle stelle del calcio. Inoltre anche la disciplina della vendita dei diritti tv potrebbe essere aggiornata, in modo da concedere piena autonomia al settore arbitrale.
Le reazioni dell’opposizione: “Passo indietro vergognoso”
Tuona l’opposizione, che avverte del rischio che l’ondata di messaggi promozionali possa ulteriormente consolidare il turbine della dipendenza dal gioco, specialmente tra i giovani. Per il capogruppo del Movimento 5Stelle in commissione, Luca Pirondini, si tratta di “un passo indietro vergognoso”. E punta il dito proprio contro la premier, accusandola di “inchinarsi alla potentissima lobby dell’azzardo a discapito di milioni di cittadini che verranno bombardati da pubblicità tossiche mentre guardano una partita” Polemiche arrivano anche dal Pd. Per la senatrice Cecilia d’Elia “il contrasto alle ludopatie resta per noi una priorità e le società di calcio hanno una presa indubbia sull’opinione pubblica giovanile”
Una misura che anche secondo Assoutenti “aumenterà i guadagni delle società calcistiche a danno dei cittadini”. Per il presidente dell’associazione Gabriele Melluso, il ripristino della pubblicità servirebbe solo a gonfiare le casse delle squadre di serie, ma a caro prezzo. A scontarne gli effetti, secondo il presidente sarebbe la spesa pubblica dello Stato a causa degli ingenti costi sanitari destinati ai cittadini che sviluppano dipendenze da gioco.