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Sciopero dei giornalisti. El Paìs in rivolta contro editore e direttore

di Paolo Costanzi07 Novembre 2012
07 Novembre 2012

Quello che per l’editore doveva essere un piano di ristrutturazione si sta rivelando un terremoto. La crisi spagnola ha colpito anche El Paìs, il più importante quotidiano iberico fondato da Juan Luis Cebrián nel 1976 a Madrid. Oggi è cominciato il primo dei tre giorni di sciopero indetto dalla redazione del giornale che protesta contro i 149 licenziamenti e prepensionamenti, ossia un terzo dell’organico. Il progetto fu presentato più di un mese fa da Luis Cebrián, editore e presidente del Grupo Prisa.

Una conta silenziosa. Ogni giorno alle sei del pomeriggio i giornalisti si fermano, tengono in mano il giornale capovolto, guardano verso l’ufficio del direttore e restano in silenzio per alcuni minuti, poi si contano uno a uno fino a 149: proprio il numero di quelli che dovrebbero andare a casa. Al contrario, loro vorrebbero mandare a casa – ne hanno infatti chiesto le dimissioni in una nota diffusa dal comitato di redazione – il direttore Javier Moreno che è alla guida del quotidiano da maggio 2006: più di sei anni. Abbastanza per i dipendenti.

Venti grandi firme per il diritto di informare. Allo sciopero stanno partecipando molte delle grandi firme storiche della stampa iberica, come il premio Nobel per la letteratura Mario Vargas Llosa – argentino di nascita, ma naturalizzato spagnolo –, Javier Marias, Almudena Grandes, Rosa Montero, Fernando Savater, David Trueva e Antonio Munoz Molina, solo per citarne alcune. In un comunicato hanno espresso «preoccupazione per le vicende che sta vivendo El Pais» e hanno manifestato «inquietudine e malessere per i casi di censura denunciati dal comitato di redazione negli ultimi giorni», in riferimento ad alcuni articoli che riguardavano, appunto, il piano di ristrutturazione proposto dalla dirigenza editoriale.

Dirigenza editoriale messa sotto accusa. Il presidente Luis Cebrián, come ricordano i dipendenti de El Paìs, ha incassato nel 2011 uno stipendio di 13,6 milioni di euro. Allo stesso tempo il giornale spagnolo ha un debito di oltre quattro miliardi con diverse banche, le quali sono diventate le azioniste maggiori e quindi sono loro a decidere sul futuro dell’informazione prodotta dallo storico quotidiano di Madrid. Dunque, la preoccupazione maggiore dei giornalisti è che le banche, le quali ormai siedono nel consiglio di amministrazione, decidano lo svuotamento del giornale per venderlo, o magari metterlo al servizio degli interessi dei poteri finanziari internazionali.

Paolo Costanzi

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