Oltre tre milioni di lavoratori statali, compreso il settore sanità, scioperano oggi per chiedere al governo il rinnovo del contratto, bloccato da 12 anni. Non solo: chiedono più assunzioni e vogliono la stabilizzazione dei precari, che sono più di 350mila. La sicurezza sul lavoro è l’altro tema che anima lo sciopero.
Nei comparti sanità, enti locali e servizi centrali sono garantiti i servizi essenziali, ma non si escludono disagi. Preoccupa soprattutto il fronte sanità. Potranno saltare le visite specialistiche ambulatoriali e le prestazioni ospedaliere non urgenti, mentre sono garantiti gli interventi urgenti e in generale l’assistenza in ospedale. Nella scuola scioperano solo i lavoratori impegnati nei nidi e nelle materne. La ministra della Pubblica amministrazione, Fabiana Dadone, apre alle richieste dei sindacati sul rinnovo del contratto e decide di incontrarli domani 10 dicembre. La “questione – spiega – si riassume soltanto in dare più risorse o non dare più risorse”. Per la ministra, poi, bisogna puntare tutto sulla “valorizzazione del personale”.
“La ministra non comprende la gravità delle sue affermazioni” è la risposta di Cgil, Cisl, Uil. Per i sindacati è chiaro che “su stabilizzazioni precari, piano straordinario di assunzioni, sicurezza dei lavoratori e riforma innovativa del sistema di contrattazione, il governo sta dicendo no alle richieste dei lavoratori”. La segreteria generale della Cisl, Annamaria Furlan, evidenzia che “il rinnovo è un diritto e va riconosciuto a tutti”.
Polemiche sullo sciopero arrivano da Forza Italia “ci sono migliaia di autonomi che stanno morendo economicamente e i sindacati si permettono di incitare i dipendenti pubblici allo sciopero”. Il partito di Berlusconi chiede “un’inchiesta parlamentare sulla reale produttività in questi mesi dello smart working del settore pubblico”.