Dopo quattro anni e mezzo Alex Schwazer ha rivisto la luce. Il marciatore olimpico era stato infatti squalificato fino al 2024 dal Tas nel 2016, con le accuse di doping per recidiva. Ieri il gip di Bolzano Walter Pelino ha archiviato l’accusa con la formula “non ha commesso il fatto”, approvando la tesi di manipolazione delle provette che erano state utilizzate. Si chiederà ora la cancellazione della squalifica sportiva con intervento del Cio o del Tribunale federale svizzero.
Era balzata agli occhi di tutti la sua conferenza post-squalifica, in cui scoppiava in lacrime e si diceva vittima di un complotto orchestrato per punirlo, visto che dopo la prima squalifica nel 2012 (quando aveva ammesso la sua colpevolezza) aveva iniziato a denunciare un sistema a suo dire corrotto. Da quel giorno non ha mai smesso di lottare per la giustizia, accusando la federazione internazionale e l’agenzia mondiale antidoping.
Adesso ha ottenuto “il suo trionfo più grande” dice e, anche se resta la squalifica sportiva fino al 2024, sogna le prossime Olimpiadi di Tokyo: “Chiaro, vorrei partecipare. Sarei ipocrita se dicessi il contrario. Continuo ad allenarmi, anche oggi ho fatto più di un’ora proprio mentre usciva la notizia da Bolzano. Dobbiamo capire il percorso giusto da fare. Non abbiamo tanto tempo a disposizione”, ha concluso.
Non si è fatta attendere la dura replica dell’agenzia mondiale dell’antidoping, la Wada, che si dice “inorridita”, respingendo le “numerose accuse spericolate e prive di fondamento” e minacciando azioni legali. In un tweet ha infatti comunicato di “aver preso atto con grave preoccupazione dei commenti fatti da un giudice del tribunale di Bolzano” e ha specificato che “il dispositivo della sentenza è lungo e articolato, e necessiterà di essere valutato nella sua completezza. Nel corso del procedimento, la Wada ha fornito prove schiaccianti che sono state confermate da esperti indipendenti e che il giudice ha respinto a favore di teorie infondate”.