La sonda Schiaparelli continua a non dare segnali di vita, ma la missione Exomars va avanti senza problemi. Secondo l’Esa, i dati raccolti durante la discesa e inviati prima dello schianto alla sonda-madre, la Tgo (Trace Gas Orbiter), relativi a temperatura dell’atmosfera e composizione del pulviscolo, compresi quelli sulle cause stesse della caduta del lander, stanno arrivando a flusso continuo e sono quanto mai preziosi. Gli scienziati dell’ESA, l’Agenzia Spaziale Europea, sono in fibrillazione per la quantità di materiale che sta arrivando dal Pianeta Rosso, fondamentale anche per la prossima missione in programma per il 2020.
Analizzati i dati durante la notte, le ultime dichiarazioni del direttore del centro per le operazioni di volo dell’Esa, Paolo Ferri, ci svelano la causa misteriosa dietro la caduta della Schiaparelli: il propulsore posteriore della sonda si è sganciato troppo presto e si è verificato un malfunzionamento del paracadute.
«Il ruolo principale della Schiaparelli era quello di testare le tecnologie di discesa e atterraggio europee», spiega il direttore generale dell’Esa, Jan Wörner. Che si è detto pienamente soddisfatto dell’esito della missione: «Registrare dati durante la discesa era parte del progetto. Ed è fondamentale che abbiamo potuto apprendere quanto è accaduto, allo scopo di prepararci al futuro».
La comunità scientifica, in queste ore, si interroga comunque sul perché la sonda abbia utilizzato retrorazzi e non piuttosto airbag, come invece la Nasa ha scelto di fare per la missione parallela della sonda Pathfinder.
Alla guida della missione è l’Agenzia Spaziale Italiana, che rappresenta anche il principale finanziatore, con 350 milioni di euro, circa il 30 per cento del costo complessivo di Exomars che ammonta a 1,3 miliardi di euro. Ed è l’industria italiana ad avere la leadership, con Leonardo-Finmeccanica e la sua partecipata Thales-Alenia Space.
Nonostante l’entusiasmo degli scienziati curatori del progetto e del direttore dell’ESA, l’immagine della sonda che precipita e quindi, di riflesso, quella dell’intera missione a guida italiana ha lasciato nell’opinione pubblica un sapore di fallimento.