Se è vero che il futuro appartiene ai giovani, le rilevazioni Ocse-Pisa sul rendimento scolastico degli studenti europei non lasciano presagire niente di buono. Secondo il Programma per la valutazione internazionale degli studenti analizzato da Openpolis, in Europa un quindicenne su 5 non raggiunge competenze sufficienti in lettura, matematica e scienze, evidenziando un sensibile peggioramento dei rendimenti didattici: rispetto al 2012, sono aumentati di 1,9 punti gli studenti con bassi rendimenti in lettura e di 4 punti nelle scienze, mentre la quota di alunni con scarse competenze matematiche resta stabilmente la più alta della lista (22,2%).
Alla luce di questi dati, gli stati dell’Ue hanno concordato l’impegno a ridurre al di sotto del 15% i ragazzi e le ragazze con risultati insufficienti. L’Italia – con il suo 21% – è decisamente indietro rispetto alle ambizioni europee, ma sta meglio di paesi come Francia, Austria e Lussemburgo. Fanalino di coda la Bulgaria, mentre Irlanda ed Estonia sono le più virtuose. In Italia la situazione presenta anche un campanello d’allarme, perché nella precedente rilevazione il nostro paese partiva da livelli molto elevati: nel 2006, con il 26,4% di studenti insufficienti in lettura, il Belpaese presentava un dato inferiore solo a quello di Romania e Bulgaria (entrambe sopra al 50%, ma all’epoca non ancora nell’Ue) e di Slovacchia (27,8%) e Grecia (27,7).
Un confronto incrociato con i dati Invalsi fa emergere l’enorme divario tra il nord e il sud Italia. Nel mezzogiorno i giovani con apprendimenti scarsi sono poco meno del 30%; nelle isole raggiungono o superano un terzo del totale. Dati che, secondo Openpolis, rischiano di allargare le distanze che già esistono nei territori. “Non agire su questo fronte significa allargare il gap tra studenti con background sociali diversi – ammonisce l’osservatorio civico italiano – oltre che accettare una società più statica, con meno mobilità sociale”.