Lo scandalo si trasforma in tragedia; l’inchiesta sul Montepaschi di Siena si macchia di sangue lasciando dietro sè, dopo circa un mese, la prima vittima. Sono le 20 e 30 di ieri sera quando David Rossi, capo della comunicazione della banca senese, decide di farla finita, sopraffatto dall’onta e dalla paura; apre la finestra del suo ufficio al terzo piano di Palazzo Salimbeni (sede Mps nel cuore del capoluogo toscano) e si lancia nel vuoto; non prima di aver scritto un ultimo messaggio alla moglie, affidato ad un foglietto ritrovato sulla sua scrivania: «Ho fatto una cavolata».
Suicidio shock. Ad accorgersi di quanto accaduto il suo segretario che, entrato nella stanza e insospettito dalla finestra aperta, si è affacciato e ha notato il corpo del capo disteso sull’asfalto. Immediata la richiesta di soccorsi; ma ormai era troppo tardi. Un suicidio giunto come un fulmine a ciel sereno; Rossi non era indagato nella mega-inchiesta che sta travolgendo Mps per le valutazioni gonfiate nella trattativa per l’acquisizione di Antonveneta; una vicenda che ha portato alla luce un giro da decine di milioni di euro che i manager della banca si sarebbero intascati grazie alle plusvalenze ottenute da diverse operazioni finanziarie “poco chiare”.
Sfiorato dalle indagini. Il 19 febbraio, però,la Guardia di Finanza aveva perquisito anche la casa e lo studio di Rossi; probabilmente quell’episodio deve aver fatto scattare una molla nel cervello del manager; il segnale che forse si avvicinava anche per lui il momento delle accuse.
Perché Rossi, da sempre uomo di fiducia dell’ex Presidente di Mps Mussari, tra i principali indagati, sapeva benissimo quel che accadeva ai piani alti di Palazzo Salimbeni. Un sodalizio che rendeva assai sottile il confine tra «persona informata dei fatti» a indagato. Per questo, nei giorni scorsi, si era anche vociferato di una sua possibile sostituzione. Ma Rossi, con quel volo di dieci metri, ha spiazzato tutti facendosi da parte da solo. Per sempre.
Marcello Gelardini
