Nel gennaio 2013 la Corte Europea dei diritti umani di Strasburgo aveva condannato l’Italia per trattamento inumano e degradante di sette carcerati detenuti nel carcere d Busto Arsizio e in quello di Piacenza. I giudici avevano constatato che il problema del sovraffollamento carcerario non riguardava solo quelle due carceri e avevano invitato l’Italia a porre rimedio immediatamente.
L’ultimatum di Strasburgo scade oggi, la Corte europea dei diritti dell’uomo chiede di garantire a ogni persona rinchiusa in cella uno spazio minimo di 4 metri quadrati, illuminato e pulito, e di assicurare tramite attività sociali che il detenuto passi un buon numero di ore fuori dalla cella.
“Riforme inadeguate”. “Dal giorno in cui la Corte Europea ha condannato l’Italia per l’emergenza carceraria, sono morte 129 persone di cui 62 suicidi e un numero incalcolabile di omicidi colposi” ha riferito in una nota Riccardo Arena di Radio radicale. “Un bilancio che certifica l’inadeguatezza delle riforme approvate proprio il giorno in cui ricorre la scadenza che ci ha dato l’Europa per rimediare ai trattamenti disumani”.
Il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, nei mesi scorsi è corso ai ripari: ha accelerato il rimpatrio di detenuti provenienti dall’estero e ha approvato provvedimenti sulle pene alternative e la detenzione in comunità dei detenuti tossicodipendenti. Sicuramente sono stati fatti dei passi avanti se si considera che rispetto a 11 mesi fa il numero di detenuti è diminuito di 6mila persone, ma è un dato ancora troppo basso. I posti regolamentari dovrebbero essere 15mila in meno.
L’Italia rischia di pagare 100 milioni. L’associazione Antigone, che difende i diritti dei detenuti, ha ricordato che il sovraffollamento potrebbe costare all’Italia circa 100 milioni di euro in sanzioni. L’associazione, inoltre, ha invitato il ministro a individuare uno strumento compensativo per evitare che queste cifre possano raddoppiare. Pene alternative, messa alla prova, revisione della custodia cautelare all’esame del parlamento, intese con i paesi d’origine per gli stranieri, sono le soluzioni consigliate dall’associazione Antigone per invertire la marcia.
Intanto il ministro della Giustizia ha presentato un piano di soluzioni a Strasburgo. “Ho fatto tutto il possibile nelle condizioni politiche in cui ci troviamo e con le difficoltà del sistema. Entro fine anno credo che il numero dei detenuti scenderà sotto quota 59mila”.
Alberto Gentile