Alla scadenza dell’ultimatum dato dal premier quindici giorni fa, il sindaco Ignazio Marino ha inviato una mail all’indirizzo di posta elettronica di Matteo Renzi. Nella mail un elenco di sedici interventi richiesti per sbloccare lavori fermi da diverso tempo nella Capitale: dalla tratta Colosseo-Piazza Venezia della metro C, alla Città dello Sport a Tor Vergata, fino al Campidoglio 2.
La segnalazione è partita su esplicita richiesta del premier che il 2 giugno, in occasione della festa della Repubblica, aveva invitato i sindaci italiani a segnalare le opere ferme in ciascuno dei comuni ai quali facevano capo. Con l’impegno da parte del governo di intervenire in prima persona per tentare di smuovere le acque.
Lo slancio del premier nei confronti degli ex colleghi parte per l’appunto dalla consapevolezza di chi ha esperito personalmente le difficoltà da primo cittadino: “Sono stato sindaco anch’io. E come voi ricordo le polemiche: quanti cantieri abbiamo bloccato per la mancanza di un parere, per un diniego incomprensibile di una sovrintendenza, per le lungaggini procedurali”, scriveva Renzi, invitando i suoi colleghi a segnalare le opere ferme. E Marino non se l’è fatto ripetere due volte. Tra le sue lamentele il sindaco segnala come il Patto di stabilità sia da ostacolo alla costruzione di un impianto di sollevamento di acque reflue, contro il rischio di allagamento dell’area di Prima Porta. Se Renzi dovesse mantenere la parola data a luglio partirà l’operazione “Sblocca-Italia” anche per la Capitale, accogliendo così le richieste del sindaco di Roma.
Silvia Renda
