Salta il “condonino” dall’ultima bozza del decreto Sblocca Cantieri, la proposta della Lega che prevedeva l’inserimento di una sanatoria edilizia per evitare gli accertamenti di conformità per le piccole irregolarità sugli edifici privati costruiti prima del 1977.
La bozza del decreto si compone adesso di cinque articoli che riguardano la modifica al codice dei contratti pubblici, le disposizioni sulle procedure di affidamento in caso di crisi di impresa, alcune semplificazione della disciplina degli interventi strutturali in zone sismiche, l’istituzione di commissari straordinari e i provvedimenti sull’Agenzia nazionale per la sicurezza delle dighe.
“Condoni no, non li faremo passare”, aveva dichiarato Di Maio in un’intervista al Corriere della Sera, e così è stato. Questa mattina il ministro dello Sviluppo economico ha poi aggiunto ai microfoni di Radio Anch’io che nel decreto “c’è tutta la revisione urgente del codice dei contratti pubblici. Questo permetterà di allargare il perimetro degli sblocchi”.
Nel vertice che ieri sera si è tenuto a Palazzo Chigi, tra il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e le delegazioni di Lega e Movimento 5 Stelle, sono stati risolti anche gli altri due nodi che intricavano la questione dello Sblocca Cantieri: l’istituzione del commissario unico nazionale ai cantieri e l’eliminazione della soglia del 30 per cento per i subappalti. Sul primo i pentastellati hanno imposto il veto, temendo una sottrazione de facto delle prerogative competenti al ministro delle Infrastrutture. Si potranno eventualmente nominare singoli commissari per opere specifiche. Nessuna eliminazione quindi per quel che riguarda la soglia del 30 per cento per il subappalto.
Avanti anche col progetto “Mose”, a cui il M5s era contrario, ma che per Di Maio “andrà ultimato, perché siamo al 94 per cento dell’opera”. Su richiesta della Lega è stato poi eliminato l’elenco delle nove mini-opere da commissariare, per la maggior parte collocate al Centro-Sud.