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HomeCultura Italia, il male oscuro delle discriminazioni

Save the Children rivela
"Oltre tre giovani su cinque
subiscono discriminazioni"

Sessualità, razza e obesità tra le cause

una vittima su cinque non chiede aiuto

di Massimiliano Cassano28 Febbraio 2019
28 Febbraio 2019

Un codice a barre, di quelli che si trovano sui prodotti al supermercato, accompagnato dallo slogan “Non fermarti all’etichetta”. È il simbolo dell’indagine realizzata da SottoSopra – il movimento dei giovani di Save the Children – alla vigilia della Giornata internazionale contro le discriminazioni. Secondo i dati raccolti dalla Ong, più di tre ragazzi su cinque sarebbero stati vittime di discriminazioni, emarginati o derisi dai loro coetanei.

Dalle domande, rivolte a un campione di duemila studenti e studentesse delle scuole secondarie in tutta Italia, emerge un altro dato: nove ragazzi su dieci sono stati testimoni diretti di episodi contro i loro compagni, soprattutto a scuola. Secondo l’80 per cento degli intervistati, i motivi (o meglio, le “etichette”) per cui si rischia di essere discriminati sono l’omosessualità, l’appartenenza alla comunità rom, l’obesità e il colore della pelle. A queste seguono l’essere di religione islamica e l’essere povero o disabile.

Tra chi ha subito discriminazioni, il 32 per cento confida di aver scelto di rivolgersi ai genitori. Altrettante vittime hanno preferito parlarne con gli amici, mentre un significativo 20% non si è rivolto a nessuno. Solo un intervistato su venti ha cercato aiuto negli insegnanti: un dato che assume ancora più peso considerato che proprio la scuola, con il 45 per cento dei casi, è il luogo in cui gli episodi si verificano maggiormente, seguito dal contesto della strada (30%) e dei social (21%).

“I giovani di SottoSopra hanno voluto accendere i riflettori su questo tema con una campagna di sensibilizzazione completa in tutte le sue fasi, dalla scelta degli slogan alla realizzazione di un video”, commenta Raffaela Milano, direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children.  “È fondamentale che iniziative di questo tipo partano dai ragazzi – ha aggiunto – perché sono loro per primi a vivere queste situazioni spesso drammatiche”.

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