Malinconico e irrinunciabile, arriva anche quest’anno il Festival di Sanremo. L’edizione numero 68 sarà condotta da Claudio Baglioni, uno dei cardini della musica leggera italiana. Nonostante la sua fama di cantautore dalle dolci parole, il direttore artistico è già noto per il suo pugno di ferro. Tra gli artisti selezionati solo “quelli con una carriera riconosciuta”, ci ha tenuto a ribadire durante la conferenza stampa.
A sua immagine anche i testi delle venti canzoni in gara, che puntano su intimità e sentimenti, lasciando indietro attualità e protesta. Forse troppo indietro. Dopo il primo ascolto, gli inediti risultano quasi piatti e ancorati a un’idea superficiale del ruolo della musica e del festival stesso. Vince, in ogni caso, l’amore. Quello nei confronti di un luogo, come in “Passame er sale” di Luca Barbarossa; quello senile ma ancora fortissimo cantato da Ornella Vanoni con Bungaro e Pacifico in “Imparare ad amarsi”; quello ribelle di “Così sbagliato”, il brano del gruppo Le Vibrazioni, riunito per l’occasione; quello nei confronti di una figura mitica come David Bowie, nell’omaggio artistico dei Decibel, cantato in “Lettera al Duca”.
Tuttavia, c’è qualche brano che rompe la consuetudine e costeggia tematiche più attuali. In primis il prodotto della recente collaborazione tra Fabrizio Moro ed Ermal Meta, autore del successo “Vietato morire” che lo fece brillare l’anno scorso nella categoria Giovani. Il brano, intitolato “Non mi avete fatto niente”, è una canzone arrabbiata e quasi ballabile, nata dopo il tragico attentato a Manchester, alla fine del concerto di Ariana Grande. “Cosa facevano gli uomini antichi per sconfiggere le paure? Ballavano – ha spiegato Ermal Meta in un’intervista – Questa è una danza contro la paura. Il testo è semplice, frontale, diretto: non puoi evitare di vedere le cose che raccontiamo”.
Si distinguono, viene da dire “come sempre”, anche gli Elio e le storie tese. Il loro brano “Arrivedorci”, brillante nonsense che li ha resi famosi, è una celebrazione della loro attività nella musica italiana e anche, forse, l’ultimo saluto ai loro fan a cui hanno già annunciato lo scioglimento definitivo.
Provano a stare nel mondo reale anche i ragazzi de Lo Stato Sociale. Il loro inedito, “Una vita in vacanza”, avrà l’arduo compito di rappresentare la componente indie al Festival. Nessuno viene risparmiato, c’è spazio per Matteo Renzi (il “rottamatore”) e per la critica sulle pensioni, una riflessione amara sul paese che avanza restando immobile.
Non resta che attendere il 6 febbraio per la prima grande serata delle “canzoni che sono domande” scelte da Baglioni, cercando anche di perdonare un certo ritardo nella modernizzazione. Del resto, “Sanremo è Sanremo”.