Sono sempre di più i cittadini che si affidano alle cure private invece che “rispettare” le chilometriche liste di attesa della sanità pubblica. Asl e ospedali non riescono a recuperare il lavoro perso durante il periodo più duro della pandemia. Dato significativo riguarda le visite di controllo – attività specialistica destinata a chi ha già ricevuto una diagnosi – che, nei primi sei mesi di quest’anno ha registrato il 20% in meno di accertamenti rispetto al 2019 – come riportato da Agenas. “Il nodo centrale della questione è la carenza di personale” dichiara Nino Cartabellotta. presidente della Fondazione Gimbe.
Mentre la pubblica sanità si trova in difficoltà, i servizi privati aumentano gli introiti. Stando ai dati riportati dal ministero dell’Economia e Finanze in merito alla spesa sanitaria del 2021, le spese a carico del cittadino sono salite a 37 miliardi di euro contro i 34,8 del 2019. Gli italiani si affidano all’attività privata tanto da far aumentare gli introiti delle cliniche di circa 800 milioni di euro in quasi tre anni.
Il ministro della Salute Orazio Schillaci, in un’intervista al quotidiano la Repubblica, ammette che il problema delle liste di attesa è “più che altro organizzativo. I medici, al di là di alcune discipline che sono in difficoltà, non sono inferiori a quelli di altri Paesi.” Per il ministro è fondamentale “incentivare, economicamente, la presenza in ospedale dei professionisti per più ore. Sarà necessario procedere a una rivalutazione del trattamento economico di tutto il personale medico e sanitario”.
La sanità pubblica è parte fondamentale di un paese democratico e quindi deve essere di primaria importanza nel dibattito parlamentare. Secondo il ministro, anche se le cliniche private continuano ad aumentare gli introiti “è auspicabile che la sanità pubblica abbia sempre il ruolo principale. Proprio il Covid ha dato prova di ciò”.