ROMA – Il governo è al lavoro sulla riforma dei medici di base. Ieri, 13 febbraio, a Palazzo Chigi si è tenuto un vertice della maggioranza per fare il punto sulle tante questioni ancora aperte. Presenti al colloquio la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e i vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani, ma anche il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e della Sanità Orazio Schillaci. Un’occasione per avere un “confronto ampio” anche con le Regioni. Ad aver partecipato sono infatti anche il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca, quello del Piemonte Alberto Cirio e il presidente della Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga.
Si è discusso delle liste d’attesa al pronto soccorso e del nodo dei medici di base. L’obiettivo della riforma è quello di trasformare i medici di famiglia in dipendenti pubblici. I medici di famiglia dovrebbero dunque coprire in una settimana 38 ore di lavoro. Di queste, 20 a disposizione dei propri assistiti e le restanti 18 nei presidi sanitari stabiliti da azienda sanitaria e Casa di comunità. L’idea del passaggio alla dipendenza del Servizio sanitario nazionale, è respinta dagli stessi medici di famiglia. La Federazione dei medici di famiglia ha diffuso una lettera aperta ai cittadini: “Vogliono farci dipendenti per poterci controllare meglio, per decidere quali farmaci prescrivere e quali no. Il tutto con la stessa sapienza con cui stanno gestendo le liste d’attesa”.
Il piano di trasformare i medici di famiglia in dipendenti pubblici, per esempio, sembra trovare il favore di Rocca e Fedriga. Contrario invece Forza Italia, con il leader del partito Tajani che ha affermato: ”Siamo tutti d’accordo che sui medici vada fatta una riforma, però siamo contrari a far entrare tutti i medici di base come dipendenti pubblici. Difendiamo le Casse di previdenza delle libere professioni che rappresentano una risorsa”. Meno pubblico e più privato, questo dunque il pensiero di una fetta di maggioranza. Obiettivo della Lega invece rottamare le pendenze con il fisco, con Salvini fiducioso nel trovare una repentina intesa con gli alleati. Tuona, invece, il Pd: “Il governo sulla sanità brancola nel buio, privo di una visione chiara su come affrontare le emergenze”.