ROMA – “Bisogna lavorare per ridurre o eliminare il canone Rai”. Così ha esordito il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini ai microfoni di Telelombardia, evidenziando che, anche se non fosse possibile un’immediata soppressione, bisognerebbe quantomeno pensare a una riduzione.
Il leader del Carroccio, nel sottolineare la necessità di una “profonda riflessione sul servizio pubblico”, ha affermato che il sistema del servizio pubblico italiano dovrebbe ispirarsi a quello di altri Paesi europei. Tra i punti contestati da Salvini anche gli stipendi milionari dei conduttori Rai – baluardo della sua linea politica dai tempi delle polemiche su Fabio Fazio e Che tempo che fa – e una scarsa indipendenza rispetto agli agenti esterni.
Interpellato in occasione della sua visita alla Borsa del turismo sulla partita del rinnovo dei vertici Rai, il leader leghista ha affermato che “una Rai rinnovata prescinde dal risultato elettorale, da Sanremo e dalle polemiche”. A chi gli ha chiesto se l’amministratore delegato Carlo Fuortes possa ‘stare tranquillo’ Salvini ha evitato di rispondere, rimanendo in silenzio.
Un primo riscontro positivo alle dichiarazioni del ministro delle Infrastrutture sul canone arriva dal Codacons che afferma che il canone Rai è, a tutti gli effetti, “l’imposta più odiata dagli italiani e i tempi sono ormai maturi per la sua definitiva abolizione”.
Le dichiarazioni di Matteo Salvini arrivano pochi giorni dopo le polemiche sul Festival di Sanremo. Il leader della Lega, per tutta la scorsa settimana, si è infatti duramente scagliato contro la kermesse, accusandola di essere eccessivamente politicizzata. Anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni pare aver poco gradito i baci omosessuali e la fluidità di genere andata in onda sul palco del Festival e sarebbe pronta ad apportare significativi cambiamenti nei vertici di Viale Mazzini. Il vento in Rai sta certamente per cambiare.