Le ultime stime sull’ipotetica ripartizione dei seggi in Parlamento, basate sugli attuali sondaggi, certificano la difficoltà di tutte le forze politiche a formare una stabile maggioranza. E mentre in questi giorni prende sempre più corpo l’ipotesi di un governo Gentiloni bis, a tracciare un solco tra il centrodestra e il Movimento Cinque Stelle ci ha pensato Matteo Salvini: “Escludo l’appoggio della Lega a un governo Di Maio”, ha affermato il leader del Carroccio, pungendo poi i Cinquestelle sulla recente polemica montata nella Capitale: “Basta vedere Spelacchio a Roma, come governano le città. Dico no a un governo Spelacchio”.
Il riferimento è all’albero di Natale collocato dall’amministrazione capitolina a Piazza Venezia. L’abete rosso giunto dal trentino si presenta ben poco rigoglioso, anzi morente. Da qui appunto il soprannome “Spelacchio”, a voler proprio evidenziare i rami spelacchiati che lo rendono una carcassa un po’ disadorna.
Seguitando a parlare del Movimento, ai microfoni di Radio Capital, Salvini ha affondato sulle altalenanti dichiarazioni degli ultimi giorni: “Va bene cambiare idea, ma il M5S cambia idea continuamente. Noi avremo il 40% e Mattarella chiamerà uno di noi a formare il governo”.
Dichiarazioni significative anche a proposito del referendum sull’Euro, che per Salvini rappresenterebbe “una schiocchezza”, mentre per i Cinquestelle sembra essere un concreto punto programmatico. Sull’euroscetticismo poi i toni appaiono lievemente più smorzati: “L’euro fa parte delle regole europee che devono cambiare. Da 15 anni ci sentiamo dire che bisogna chiudere gli ospedali per ridurre il debito che invece è aumentato. C’è la possibilità di avere altre soluzioni per pagare il debito mantenendo l’euro. La mia prospettiva non e’ uscire dall’euro ma rientrare con nuove regole”.
Sorprendente moderazione anche sul fronte fisco e lavoro, con il segretario leghista che ha annunciato di voler mantenere gli 80 euro di Renzi, una volta giunto a Palazzo Chigi. E quanto al Jobs Act ha affermato: “Noi al governo manterremmo alcune parti del Jobs Act, perché non è che quando uno va al governo deve per forza cancellare tutte le cose che hanno fatto gli altri per partito preso”.