È una città spaccata in due quella che ha assistito, ieri, al tour del leader della Lega Nord, Matteo Salvini, arrivato a Roma dopo l’accoglienza, ricevuta a Foggia, a colpi di pomodori e fumogeni. Ieri un confine bicolore ha percorso e diviso la Capitale: da un lato il palco del Brancaccio, dove un tripudio di teste rasate e camicie nere dei camerati di “Sovranità” – il movimento politico legato a CasaPound – ha accolto il segretario leghista tra saluto romano e cori da stadio-; dall’altro il presidio “rosso” della Garbatella, dove la Questura ha scoraggiato il tour del segretario per la presenta di antagonisti sul piede di guerra.
L’ultima calata di Salvini a Roma risale al 28 febbraio scorso, quando ad attenderlo in piazza del Popolo c’erano anche i militanti di Fratelli d’Italia. Ma questa volta Giorgia Meloni è stata la grande assente, così come è mancato il messaggio di saluto tradizionalmente inviato alle platee di Salvini dalla presidente del Fronte Nazionale, Marine Le Pen. Gli oltre mille ospiti del Brancaccio erano quasi tutti militanti di CasaPound, uniti dai cori «Un capitano, c’è solo un capitano…», avvolti dal Tricolore, accomunati dall’entusiasmo e dagli avambracci stretti. Tanti gli applausi durante il discorso di Salvini che, stretto in una maglietta con la scritta «Marò liberi», ha definito l’Unione europea «un’associazione a delinquere» perché «la burocrazia che hanno costruito è delinquenziale».
«Ormai sono passati 70 anni – aveva detto il leader leghista nel corso della trasmissione su La7, Piazza Pulita – non ci saranno più Hitler e Mussolini, sono schemi vecchi». Poco dopo la giovane platea del Brancaccio, percorsa da tatuaggi con il monito «Credere obbedire combattere», ha iniziato a scandire un «Duce! Duce! Duce!» rivolto a un Salvini trionfante.
Diversa è stata la risposta della Garbatella dove un presidio culturale a Casette rosse ha indotto la Questura a scoraggiare il tour leghista. Il “cuore rosso” della Capitale, diventato iper pop grazie alla serie dei Cesaroni, già il mese scorso si era opposto alla visita del leader della Lega. Testimonial del «no Salvini, no», era stato l’attore Claudio Amendola, protagonista di un video con le voci di un quartiere che «non vuole i razzisti».
Ieri mattina Marco Pomarici, consigliere comunale di Roma del gruppo ‘Noi con Salvini’ ha dato notizia di tre scritte apparse sulla serranda della sede “Noi con Salvini” nel quartiere Prati. «Rappresentano solo ed esclusivamente il vile gesto di quattro imbecilli armati di vernice» ha detto Pomaraci.
Il deputato democratico, Marco Miccoli, facendo riferimento alla manifestazione di ieri al teatro Brancaccio, alla quale ha partecipato il segretario del Carroccio, ha parlato di «deriva estremista di Salvini». «Ancora una volta – ha detto Miccoli – ieri ha dimostrato di trovarsi bene in compagnia di fascisti, in mezzo a saluti romani e teste rasate. Un’assoluta vergogna che non potrà avere futuro in una città che ha sempre respinto queste derive».
Samantha De Martin