Il Salone del libro di Torino è stato un successo, da alcuni reputato imprevedibile, che si chiude con un incremento rilevante dei visitatori (oltre 339 mila contro i 329 mila dell’anno scorso) e con un decisivo aumento dei libri venduti.
È un segnale molto positivo per il mercato editoriale, considerato che anche fuori, nelle librerie, la crisi si sta attenuando. Dopo la caduta del mercato in aprile, c’è stata una ripresa fino ad arrivare a solo un meno 2 per cento del fatturato. Adesso c’è solo da chiedersi quale sarà il destino del Salone torinese. Il presidente Rolando Picchioni e il direttore Ernesto Ferrero hanno i contratti in scadenza, anche se sembra che una proroga in vista dell’Expo di Milano del 2015 sia certa. Proroga sentita necessaria sia nel mondo politico sia in quello dell’editoria, per garantire una continuità di una macchina complessa che ha funzionato davvero bene. Di contro però si sta facendo largo un’altra figura che potrebbe sostituire la vecchia “gestione”: Gian Arturo Ferrari. Il suo nome ha preso piede considerato il successo che ha avuto la presentazione del suo “Libro”, ovvero la storia del libro dal papiro all’ebook e visto che il suo editoriale di ieri sul corriere della sera, in cui parla del salone di Torino, è stato molto citato nella conferenza stampa di chiusura. Nonostante il successo di Ferrari, pare che sulla successione le idee siano abbastanza chiare: “Spero che si continui ad affidare la direzione a qualcuno proveniente dal mondo dell’editoria, molto complesso e molto difficile da gestire” , afferma Stefano Mauri che è l’editore dello stesso Ferrari.
Stefania Fava