I ministeri dell’Istruzione (Miur) e della Cultura (Mibact) sono usciti dalla Fondazione del Libro, l’ente promotore del Salone del Libro di Torino. A ufficializzarlo con una nota congiunta il presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino e la sindaca di Torino Chiara Appendino, per i quali la decisione era già nell’aria ed «era stata discussa informalmente».
Una perdita importante per la manifestazione culturale piemontese, ma il futuro del Salone non è a rischio, perché «i ministeri garantiranno un contributo economico e il sostegno progettuale e culturale», ci tengono a sottolineare Appendino e Chiamparino. Le risorse economiche dovrebbero quindi restare invariate: 600 mila euro in totale, 300 mila da ciascun ministero.
A confermare la notizia anche la ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli, che ieri ha accolto alla Reggia di Venaria i rappresentanti delle delegazioni internazionali radunati per il G7 della Scienza: «A breve io e il collega Franceschini manderemo la lettera che lo spiega. La nostra presenza sarebbe impropria, anche in relazione alla manifestazione milanese. Detto questo, confermiamo il nostro sostegno economico: di questi tempi non mi pare poco».
«Quello del Salone è un dossier molto complesso, che ho ereditato – ha ricordato Fedeli – Avrei preferito un approccio diverso. Quale? Non lo dico, sennò finisce sui giornali». Fedeli infatti ha ereditato in corsa dall’ex ministra Stefania Giannini la questione dell’entrata del dicastero di Viale Trastevere nella Fondazione.
Sull’uscita dal Salone del Libro di Torino si era espresso un paio di giorni fa il titolare del Mibact Dario Franceschini: «Con il ministero dell’Istruzione vorremmo proseguire con il contributo annuale al Salone, ma senza far entrare i due ministeri nella Fondazione».
Entrando più nel dettaglio della questione, Franceschini ha spiegato: «Noi non dobbiamo uscire dalla Fondazione, diciamo che non portiamo a termine un iter cominciato parecchi mesi fa. Da quei tempi gli scenari sono molto cambiati, è nato un altro salone, a Milano, e a questo punto i ministeri optano per una posizione più equanime: in realtà non siamo mai entrati sino in fondo, ma non faremo mancare il nostro sostegno economico».