Crescono gli imbarazzi per il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, alla viglia di un G20 che lo vedrà sicuramente impegnato anche a fronteggiare, insieme ai suoi, l’ennesima crisi interna di questo mandato.
Al centro della tempesta, stavolta, è tornato il Russiagate, l’indagine del procuratore speciale Robert Mueller su una possibile collusione Washington-Mosca a danno della Clinton durante le presidenziali del 2016, che esporrebbe Trump al rischio di impeachment. Nello specifico, a scatenare la bufera sono state le dichiarazioni di Michael Cohen, ex avvocato personale del presidente per dieci anni, che ieri si è presentato a sorpresa dai giudici, ammettendo di aver mentito al Congresso quando, nell’agosto del 2017, aveva esposto i dettagli del progetto che prevedeva la costruzione di una Trump Tower a Mosca.
All’epoca, infatti, aveva confessato soltanto la violazione delle leggi sul finanziamento delle campagne elettorali, mentre in merito al progetto edilizio aveva sostenuto che questa fosse rimasta nei progetti della Trump Organization (la società che fa capo all’attuale Presidente degli Stati Uniti) solo fino al gennaio 2016, e cioè all’inizio delle primarie. In realtà, stando a quanto ha ammesso ieri l’avvocato, i rapporti politici col Cremlino sarebbe andati ben oltre, almeno fino a giugno 2016.
Nel frattempo, Felix Sater, altra figura chiave dell’inchiesta, all’epoca al lavoro sul progetto proprio con l’ex legale di Trump, ha rivelato che la Trump Organization intendeva offrire al capo del Cremlino Vladimir Putin un attico da 50 milioni di dollari nel grattacielo che voleva costruire a Mosca, per una sorta di “operazione di marketing”.
Pronta, in ogni caso, la reazione della Casa Bianca: “È un debole e un bugiardo – ha detto Trump dell’avvocato. Fui io a bloccare l’affare della torre perché ero in corsa sulle primarie”.