Nuovi capi d’accusa nei confronti dell’ex dirigente della campagna elettorale di Donald Trump, Paul Manafort, e del suo braccio destro, Robert Gates. Tra le 32 incriminazioni nei loro confronti, spiccano la frode fiscale e quella bancaria, che si aggiungono alle precedenti accuse dello scorso ottobre: cospirazione e “riciclaggio di denaro multimilionario”, durante il lavoro come lobbisti al servizio del governo ucraino. A emetterle, il procuratore speciale Robert Muller, che prosegue le indagini sul caso Russiagate.
Alcuni media americani riportano che Manafort, con l’assistenza di Gates, avrebbe riciclato 30 milioni di dollari, reddito “che è stato nascosto al dipartimento del tesoro e al dipartimento di giustizia”. Inoltre, dalle pagine del provvedimento di Muller, risulta che entrambi, tra il 2006 e il 2015, avrebbero agito come “agenti non registrati di un governo straniero e di partiti politici stranieri”. Nello specifico – si legge – come agenti “del governo e del presidente dell’Ucraina”: attività che avrebbe generato decine di milioni di dollari di reddito, per un totale di oltre 75 milioni transitati attraverso i loro conti offshore.
Nel frattempo, l’FBI sta indagando anche per accertare se il vice governatore della Banca centrale russa e amico di Putin, Alexander Torshin, abbia fatto transitare denaro illegalmente attraverso la Nra, la potente lobby delle armi statunitense di cui è membro a vita, per farli poi recapitare alla campagna elettorale di Donald Trump. Secondo quanto riportato dalla Cnn infatti, la Nra avrebbe contribuito alla campagna di Trump con circa 30 milioni di dollari, oltre il doppio di quanto speso per Mitt Romney nel 2012. Il senatore Ron Wyden ora, ha chiesto al dipartimento del tesoro e alla società in questione di fornire maggiori dettagli sui contributi erogati.