“Non ho mai parlato con William Barr, Salvini chiarisca su Savoini”. È quanto ha dichiarato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte dopo l’audizione al Copasir. È durato due ore e mezzo l’incontro con gli uomini del comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica sull’affaire Russiagate. L’interlocuzione con l’attorney general americano William Barr, che voleva avere notizie sull’operato degli agenti dell’intelligence Usa in Italia nella primavera-estate nel 2016, è avvenuta “in piena legalità e correttezza”. È ciò che ha dichiarato il premier nella conferenza stampa convocata subito dopo l’audizione. “Le ricostruzioni fantasiose rischiano di gettare ombre sul nostro operato istituzionale, cosa che non possiamo permetterci”, ha continuato.
Si sarebbe trattato di due incontri: il primo si sarebbe svolto il 15 agosto a Roma nella sede di piazza Dante del Dis; il secondo invece risalirebbe al 27 settembre. “Il presidente del Consiglio ha l’alta direzione e la responsabilità della politica dell’informazione sulla sicurezza e non la può condividere con alcun ministro e leader politico per il bene della Repubblica. “Se ci fossimo rifiutati di ascoltare le richieste americane avremmo arrecato dei danni alla nostra intelligence e sarebbe stato un atto di scortesia nei confronti di un alleato storico”, ha concluso il premier.
Ha fatto prima chiarezza sulla sua posizione, poi ha attaccato il suo ex vicepremier, il leader della Lega Matteo Salvini: “Forse lui dovrebbe chiarire che ci faceva con Gianluca Savoini, con le massime autorità russe, il responsabile dell’intelligence. Dovrebbe chiarirlo a noi e agli elettori leghisti. Dovrebbe chiarire se idoneo o no a governare un Paese”. E ha continuato: “Rimango sorpreso che lui pontifichi quotidianamente sulla questione Barr, sollecitandomi a chiarirla perché non gli tornava. La verità che Salvini mi ha chiesto l’ho riferita”.