La Duma ha approvato in terza lettura, con 380 voti a favore e solo tre contrari, un progetto di legge per depenalizzare i “maltrattamenti in famiglia” declassandoli a illecito amministrativo. Da questo momento le violenze domestiche saranno considerate reato solo se la persona incriminata ha già un precedente ed è stato già condannato per lo stesso reato. In caso contrario, l’illecito potrà essere punibile con un’ammenda tra i 5mila e i 30mila rubli – quantificati in euro, dagli 80 ai 470 – se prevista, la reclusione da 10 a 15 giorni o 60-120 ore di servizio civile.
Il disegno di legge segue una sentenza della Corte suprema che ha depenalizzato le percosse che non infliggono danni fisici, senza influenzare la penalità delle violenze domestiche prima d’ora.Stando a un sondaggio dell’istituto Vtsiom, il 59% dei russi è a favore della depenalizzazione. Tuttavia il 79% della popolazione è contraria a qualsiasi forma di violenza.
I pareri in merito, quindi, sono contrastanti: i promotori del disegno di legge concordano nel dire che ciò che accade tra le mura domestiche non sia affare dello Stato, gli oppositori invece sono convinti che questa potrebbe legittimizzare gli abusi.
“Meglio non esagerare con la punizione. Non fa bene”. Questa l’unica dichiarazione di Putin prima che la legge, proposta da Mizulina, seguisse il suo iter. È indubbio però che dopo queste parole abbia avuto un iter tutto in discesa.
Soddisfatto Vyacheslav Volodin, il presidente della Duma, convinto che la legge “aiuterà a costruire famiglie forti”. Contro il progetto di legge si è mossa invece l’associazione Human Rights Watch, con una petizione che in rete ha raccolto oltre 200mila firme. In merito è intervenuto persino il segretario del Consiglio d’Europa Thorbjorn Jagland inviando una lettera ai leader delle due Camere.
Intanto la legge che depenalizza le violenze domestiche passerà al Senato e poi sul tavolo del presidente Vladimir Putin per diventare poi effettiva.