Per la III sezione penale della Cassazione è da rifare il processo d’Appello “Ruby Bis” a carico dell’ex direttore del Tg4 Emilio Fede e l’ex consigliere regionale Nicole Minetti. Il giudice Claudia Squassoni ha accolto i ricorsi dei difensori dei due imputati.
Niente da fare per le richieste della Procura, rappresentata da Ciro Angelillis, che si era schierata contro la diminuzione delle pene previste per i due da 7 a 4 anni di reclusione. Il motivo risiede nel fatto che è venuta meno l’accusa più grave, ossia la consapevolezza che Ruby fosse minorenne. Per questo Angelillis aveva chiesto, durante la requisitoria di un’ora e mezza, di annullare la pena prevista per Fede ma non per la Minetti.
Rimane in piedi l’accusa di favoreggiamento della prostituzione di 29 ragazze maggiorenni e, per l’ex direttore del Tg4, quella del tentativo di indurre alla prostituzione altre tre ragazze, ossia Chiara Danese, Ambra Battilana e Imane Fadil che si sono costituite parte civile.
Per la Procura Generale “La sentenza d’Appello afferma che Fede era il `dominus´ nell’organizzazione delle serate di Arcore, è lui che decideva quando una ragazza era troppo invadente e doveva uscire dal giro, era lui che decideva quando fare avvicinare una nuova ragazza a Berlusconi”.
Per la difesa di Fede, tenuta dall’avvocato Maurizio Paniz, “non c’è alcuna prova, nemmeno nelle intercettazioni delle `Olgettine´, che coinvolga Fede nell’accusa di favoreggiamento: lui e Mora procacciavano le ragazze per le cene di Arcore, e Fede si limitava solo ad invitarle. L’invito a partecipare a una cena non può essere considerato favoreggiamento”.
Intanto si è in attesa delle motivazioni che hanno indotto la Suprema Corte ad annullare le condanne e a far ripartire il processo: occorrerà almeno un mese.
Stelio Fergola