È stata approvata la terza fiducia alla Camera sulla legge elettorale. La “chiama” è partita puntuale alle 11 e ancor prima rispetto alle previsioni sono arrivati i risultati: 309 sì, 87 voti contrari e 6 astenuti. La seduta è ripresa alle 13:30 con la votazione degli articoli 4 (approvato con 383 sì) e 5, per cui non è prevista la fiducia, a cui sono stati aggiunti una ventina di emendamenti. Ma quello che preoccupa è il voto finale atteso per fine giornata.
Sarà l’unico elettronico, non coperto dalla fiducia e che potrebbe subire gli effetti dei franchi tiratori, soprattutto qualora fosse chiesto il voto segreto (basta la firma di 30 deputati per avviare la procedura), come era successo la scorsa estate.
I dati. Sulla carta al momento dovrebbero esserci numeri rassicuranti con 441 voti favorevoli: 280 del Pd (Rosy Bindi, il prodiano Franco Monaco e il lettiano Marco Meloni, hanno già detto che diranno No al Rosatellum bis), 50 di Forza Italia, 22 di Alternativa Popolare, 19 della Lega, 17 di Scelta Civica e Ala, 14 di Civici e Innovatori, 12 di Des-Cd, 11 di Direzione Italia, 6 di Udc, 6 delle Minoranze linguistiche e 4 del Psi.
I no invece sarebbero 164: i tre voti dei dem, 88 del Movimento 5 stelle, 43 di Mdp, 17 di Sinistra Italiana, 11 di Fratelli d’Italia e 5 di Alternativa Libera. Ma lo stesso Pd teme la presenza di almeno una trentina di “traditori” nel partito stesso.
La fiducia al Senato. Altre preoccupazioni vengono dal Senato, dove le maggioranze sono molto più risicate, nonostante l’appoggio del centro-destra e di Ala. Si pensa, infatti, per non correr rischi, di porre la fiducia anche in questo caso e iniziare le consultazioni prima della manovra. Forse sarà necessario anche il voto di fiducia “tecnico” da parte dei partiti che la sostengono, ma la decisione definitiva verrà presa la prossima settimana. Contrario a questa possibilità il presidente della Repubblica emerito, Giorgio Napolitano: «Non mi resta che la sola possibilità di intervenire in Senato nel corso del dibattito sulla fiducia. É ciò che intendo fare, anche per mettere in luce l’ambito pesantemente costretto in cui qualsiasi deputato oggi, o senatore domani, può far valere il suo punto di vista e le sue proposte, e contribuire così alla definizione di un provvedimento tra i più significativi e delicati». Giustifica invece la scelta, Ettore Rosato, capogruppo Pd alla Camera che ha dato il nome alla legge elettorale: «L’equilibrio era fragile e non poteva essere messo in discussione con 120 voti segreti che sono un’aberrazione».
Le proteste. Continua la manifestazione in piazza Montecitorio dei 5 Stelle, che è ripresa oggi alle 13:30. Gli esponenti del movimento si stanno alternando sul palco sotto lo slogan “#pacificamente contro gli inciuci di chi non vuole perdere il potere”. Mentre i deputati alla Camera sono in aula: hanno presentato 88 ordini del giorno e intendono discutere tutti i loro emendamenti per ritardare il voto finale. Ieri hanno disertato al momento del voto in segno di protesta. Beppe Grillo è arrivato da poco a Roma, all’Hotel Forum, portando un piede finto sulla spalla. È atteso nel pomeriggio alla manifestazione. Intanto il candidato premier, Luigi di Maio, ha annunciato ieri dal palco che in serata, in concomitanza con il voto finale, partirà una “veglia” per la democrazia.
Passa norma salva-Verdini. Dopo un lungo dibattito via libera all’emendamento che concede ai deputati residenti in Italia di candidarsi in una circoscrizione estero. La norma è stata subito ribattezzata con il nome di Denis Verdini. «La ciliegina sulla torta», ha commentato Danilo Toninelli di M5s.