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Da Roma a Mosca, si invoca la pace in Ucraina

di Valerio Dardanelli22 Settembre 2014
22 Settembre 2014

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A Piazza dell’Esquilino erano non più di 300, in piazza Pushkin se ne contavano 50mila. Ma il messaggio era lo stesso: l’invocazione della pace in Ucraina e la condanna del pugno duro di Putin nei confronti del governo di Kiev. Il presidente russo ha deciso di autorizzare la manifestazione che ha invaso Mosca, evitando un inasprimento dei toni. La marea umana ha sfilato pacificamente, senza scontri, riempiendo le strade di striscioni, cartelli, bandiere e nastri giallo-blu, i colori dell’Ucraina. Anche a Roma si sono visti cartelli contro Putin. I manifestanti hanno spiegato a “Paesesera” le ragioni della protesta: «Non vogliamo la guerra, siamo un paese di 45 milioni di abitanti che chiede un futuro libero e una vita degna. Ora abbiamo cambiato il governo, lottando contro la corruzione, e intendiamo ricostruire il paese sulle basi dei valori umani. Vogliamo che Putin ritiri il suo esercito, lasciandoci liberi di vivere il nostro futuro».

La crisi ucraina, forse, si sta avviando verso una risoluzione. Quantomeno il percorso di pace sta compiendo significativi passi in avanti. Dopo sette ore di serrate trattative, sono stati siglati gli accordi di Minsk tramite i quali è stata decisa la creazione di una zona cuscinetto nella parte orientale dell’Ucraina dell’estensione di 30 chilometri. Una misura che, unita all’arretramento di 15 chilometri della linea dell’artiglieria pesante, dovrebbe garantire un cessate il fuoco duraturo nel tempo.

Eppure il presidente ucraino Poroshenko si è detto molto preoccupato dalle intenzioni di Putin e ha invocato il sostegno dell’Europa e degli Stati Uniti, denunciando lo schieramento di 4mila soldati russi in Crimea. L’intesa è molto fragile e non sarebbe stata raggiunta se il portavoce militare di Putin, Andriy Iysenko, non avesse smentito le dichiarazioni belligeranti del presidente russo di pochi giorni fa: «Se voglio posso far arrivare in due giorni le mie armate a Riga, Vilnius, Tallinn, Varsavia, Bucarest». Secondo Iysenko si è trattato «dell’ennesima bufala». Fatto sta che Putin è furioso per le sanzioni economiche imposte da Ue e Usa: «Violano il principio delle parità di condizioni nell’accesso di tutti i paesi al mercato delle merci e dei servizi e aggirano il principio di libera e leale concorrenza». Non la pensa allo stesso modo il parlamento europeo, che ha difeso le scelte compiute, minacciando inasprimenti: «Le sanzioni sono giuste e vanno rafforzate».

Il ministro degli Esteri, Federica Mogherini, ha sottolineato la delicatezza del passaggio che la crisi ucraina sta affrontando in queste ore: «Bisogna procedere con una pressante richiesta al presidente Putin di dare seguito concreto e immediato agli impegni sottoscritti a Minsk e ritirare i militari presenti nell’est dell’Ucraina. La firma degli accordi tra i filorussi e il presidente ucraino Poroshenko è un passo avanti positivo, ma la situazione nell’est dell’Ucraina nel complesso rimane fragile».

Valerio Dardanelli

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