Circa 250mila romani convivono con un rischio idrogeologico. A lanciare l’allarme è stato Erasmo D’Angelis, il segretario generale dell’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino Centrale: con una lettera inviata alla sindaca di Roma e della Città Metropolitana Virginia Raggi, l’autorità ha voluto mettere in luce le condizioni di manutenzione dei circa 700 km di fossi e canali delle rive del Tevere e dell’Aniene: Dopo i “recenti allagamenti in alcune aree della Capitale e dopo un’accurata verifica delle condizioni del reticolo idraulico nel territorio dell’area metropolitana emerge un gravissimo e pericoloso stato di rischio idraulico. L’occupazione di spazi di esondazione naturale dei corsi d’acqua ha aggiunto criticità”. Per lo “stato di grave degrado e mancanza o carenza di manutenzione del reticolo idrografico minore dell’ambito metropolitano. Siamo a livelli inaccettabili e molto preoccupanti” conclude la nota di D’Angelis.
Nell’analizzare il reticolo, il segretario segnala “rischi elevati per la presenza di vaste aree densamente abitate da oltre 250.000 cittadini” ad essere più esposte sono “le zone focali della bonifica storica di Ostia e di Fiumicino” e “numerose aree urbane come Torrino, Statuario, Tor Sapienza, Prima Porta”.
Anche la sindaca di Roma ha denunciato l’assenza di manutenzione che continua ormai da diversi anni. Per questa ragione il campidoglio crede nella necessità di “dare vita con la massima urgenza a un task force inter-istituzionale” per mettere in sicurezza il Tevere e l’Aniene e tutelare i 250.000 cittadini. Il modello da seguire è quello dell’Ufficio di Scopo per il Tevere, istituito lo scorso marzo proprio dalla giunta che guida pentastellata, e alla quale hanno già aderito 10 enti istituzionali, tra i quali la Regione Lazio e 15 strutture della stessa Amministrazione.