“Se non ci sono 16 treni l’ora lo stadio non apre” dichiara l’assessore all’Urbanistica Giovanni Caudo, che vorrebbe una diramazione della metro B in grado di arrivare a Tor di Valle, dove dovrebbe sorgere il nuovo stadio della Roma. Una richiesta che si scontra con il parere negativo dell’Atac, secondo cui realizzare il progetto è praticamente impossibile. A complicare il quadro, la delibera dell’assemblea capitolina che invece ritorna sul punto ritenendolo assolutamente fondamentale.
Ma i guai per uno stadio che ancora deve sorgere non finiscono qui. I dubbi delle scorse settimane sui rischi idrogeologici del fosso di Vallerano, dove dovrebbe essere costruita la struttura, permangono.
E il mondo politico tuona. Ci sono già due esposti presentati da M5S e dal comitato dei residenti di Tor di Valle che hanno l’obiettivo di ripercorrere a ritroso tutte le tappe del progetto. Poi c’è stato anche l’intervento di Filiberto Zaratti di Sel, che ha avviato un’interrogazione parlamentare, parlando di “rischio idraulico, per esondazione del fosso di Vallerano, e rischio idraulico potenziale per deflusso e accumulo idrico di tipo meteorico”.
Caudo però insiste: “Il Comune ha aumentato da due a cinque milioni di euro le previsioni di intervento sul rischio idraulico”.
C’è chi, come Italia Nostra, invece taglia il discorso dice che “lo stadio deve essere realizzato, ma non a Tor di Valle”. L’associazione ambientale ha rivendicato le previsioni sull’inattuabilità del progetto nel fosso di Vallerano.
Stelio Fergola