Sono stati sequestrati oggi nel centro di Roma, per una somma pari a circa 420 milioni di euro, numerosi beni mobili, immobili e diverse attività commerciali che la DIA (Direzione Investigativa Antimafia) ha ricondotto alle cosche della ’ndrangheta calabrese. Sono circa 40 i presunti ‘ndranghetisti che gestivano, nel centro della capitale, una serie di esercizi anche molto noti fra cui il Caffé Fiume, nelle adiacenze dell’omonima piazza non lontana da Via Veneto.
Anche nel reggino, gli uomini della DIA hanno sequestrato numerosi beni riconducibili a pericolose cosche ‘ndranghetiste della zona. Le indagini hanno rilevato un forte squilibrio fra i redditi dichiarati dalle famiglie mafiose e l’effettivo possesso di beni mobili e immobili da parte delle stesse. A Roma i beni sequestrati sono riconducibili a Saverio Razionale, calabrese di Vibo Valentia ma residente nella capitale e definito dagli inquirenti “elemento di vertice della cosca Fiarè-Razionale”. Dopo la morte del precedente capo Giuseppe Gasparro, Razionale era diventato il punto di riferimento di attività quali estorsioni, riciclaggio e usura.
Il ’ndranghetista, a Roma dal 2005, aveva costruito una fitta rete specializzata nel reinvestimento di capitali illeciti in beni immobili e attività commerciali, riuscendo a infiltrarsi negli appalti edilizi tramite società di comodo. Nel 2011, dalla Corte d’appello di Catanzaro, Razionale era stato condannato per associazione mafiosa a 4 anni e 6 mesi. Qualche tempo dopo però, la Suprema Corte annullò il provvedimento a suo carico per una questione tecnico-giuridica connessa a una errata determinazione della pena da parte della Corte d’Appello.
Elisa Mariella