Partirà dalla capitale l’Onda Pride, la serie di manifestazioni per i diritti di omosessuali, lesbiche e trans, che da nord a sud porteranno la bandiera arcobaleno – simbolo del movimento lgbt – in tredici città italiane. A Roma, dove parchi, locali e discoteche proporranno eventi a tema per tutta la settimana, il clou sarà la parata di sabato 7 giugno. Si parte alle 16.30 da piazza della Repubblica per arrivare in piazza Madonna di Loreto, toccando via Cavour, Santa Maria Maggiore, Colosseo e Fori. Fra i testimonial dell’evento c’è anche il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola e segretario di Sel. Il suo volto, con le guance dipinte a strisce colorate, campeggia accanto a quello del compagno Ed sui cartelloni affissi per le strade di Roma con lo slogan “Ci vediamo fuori”: un invito agli omosessuali a uscire allo scoperto per sfidare i pregiudizi, ma anche un’allusione al Fuori!, acronimo di Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano, la prima associazione gay del nostro Paese.
Il portavoce di Gay Center Federico Marrazzo ha inviato un appello al premier Matteo Renzi perché partecipi alla manifestazione e dia un segnale di attenzione sul tema dei diritti civili: un punto sul quale il governo ha detto di volersi impegnare, senza però avanzare finora proposte concrete. Anzi, ha ribadito il presidente romano dell’Arcigay Flavio Romano, «i diritti ci sono ma a noi non sono accessibili, la legge contro l’omofobia è impantanata al senato da mesi e mesi».
Ma se il corteo di sabato pomeriggio ha ricevuto almeno il placet dell’amministrazione comunale (il sindaco Ignazio Marino ha promesso che sarà presente insieme ad alcuni assessori), in Campidoglio ieri non si è raggiunto il numero legale per la prevista delibera sulle unioni civili. In progetto c’è la creazione di un registro unico (finora l’iniziativa è stata lasciata ai singoli municipi), che a questo punto dovrà slittare ulteriormente.
Anna Bigano
