ROMA – “Il 1924, Attacco alla stampa. Agonia della libertà. Nascita del totalitarismo” è la mostra fotografica e documentaria a cura di Enrico Menduni che ripercorre gli avvenimenti del 1924 legati alla libertà di stampa e all’uccisione di Giacomo Matteotti. L’esposizione, promossa dalla Fondazione sul giornalismo italiano Paolo Murialdi con la collaborazione del Comune di Roma, è aperta gratuitamente al pubblico. Sarà visitabile fino al 10 gennaio 2025 presso la Casa della Memoria e della Storia. “È un anno molto importante non solo perché è il più grosso evento repressivo contro la stampa – ha commentato Enrico Menduni in un’intervista a Lumsanews – ma anche perché in Italia comincia l’attività radiofonica e quelle di propaganda cinematografica e fotografica dell’Istituto Luce”.
La mostra – inaugurata lo scorso 14 novembre – permette ai visitatori di scoprire da vicino gli eventi che hanno reso il 1924 un anno significativo per il giornalismo italiano. Dall’entrata in vigore dei decreti limitativi della libertà di stampa, all’ultimo congresso della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, presto sostituita con il sindacato nazionale fascista dei giornalisti. Il 1924 è anche l’anno che segna l’inizio delle trasmissioni radiofoniche italiane e la nascita dell’Istituto Nazionale Luce, l’ente cinematografico che, in regime di monopolio, è insieme alla radio strumento di propaganda fascista.
Per l’occasione è esposta una selezione di giornali dell’epoca, locandine del ventennio e materiale inedito della Fondazione Murialdi. Presenti nella mostra anche le fotografie scattate da Adolfo Porry-Pastorel, il celebre “fotografo del duce” considerato uno dei padri dei fotoreporter italiani. Proprio il reperimento del materiale è stato, secondo il segretario generale della Fondazione “Paolo Murialdi” Giancarlo Tartaglia, il principale ostacolo da superare per documentare al meglio un anno così cruciale. “La mostra è soprattutto una mostra fotografica e le fotografie venivano dall’Istituto Luce. Quindi senza l’autorizzazione dell’Istituto non potevamo pubblicarle” ha spiegato.