È un amante delle due ruote e questo si sapeva già da tempo, anche prima che divenisse sindaco di Roma, tanto è vero che Ignazio Marino era arrivato in sella alla sua bici rossa anche il giorno del suo insediamento in Campidoglio. Quello che fino a qualche giorno fa ancora non si sapeva era quale mezzo Marino avrebbe usato per muoversi all’interno della città.
«Deciderò cosa fare per i miei spostamenti». La decisione alla fine l’ha presa: anche qui userà la bicicletta rinunciando così all’auto di servizio. Un esempio di attenzione alle questione ambientali dato che le due ruote sono a inquinamento zero, e un esempio di dinamicità quasi una metafora di come potrebbe essere il suo mandato a sindaco di Roma. Marino ha rinunciato all’auto, ma non alla scorta. Scorta che conterà circa una ventina di vigili urbani muniti di bicicletta elettrica. Secondo il sito di informazione Dagospia, gli agenti della polizia di Roma Capitale che accompagneranno il neosindaco in ogni suo spostamento sono 18. Tanto che, ironicamente, Dagospia si chiede sul suo sito: «Non sarebbe meglio una Panda?».
Polpacci costosi? Non tutti condividono la scelta del sindaco. I centauri senza motore anziché dei buoni esempi di comportamento chiedono fatti. E con fatti intendono nuove piste ciclabili, segnaletica riconoscibile e più controlli stradali. Questi ultimi sia dalla parte dei ciclisti, sia da quella degli automobilisti. Tra gli scontenti troviamo anche Maria Laura Rodotà – giornalista del Corriere della Sera – che sul suo blog personale scrive che di Marino «ci si aspetterebbero meno metafore». E invita i vigili, con polpacci normali, a dipingre al volo «le strisce delle ciclabili: sarebbe un blitz comunicativo di maggiore effetto di tutte queste pedalate, e sarebbe il segnale di una mobilità e di una città che cambiano».
Paolo Costanzi