Roma senza impianti si sta trasformando in una discarica a cielo aperto. E i dati lo confermano. È quanto emerge dalla relazione annuale sullo stato dei servizi pubblici dell’agenzia per il controllo e la qualità dei servizi della Capitale. La chiusura ormai prossima della discarica di Colleferro, unita alla crescente opposizione degli impianti regionali ad accogliere i rifiuti capitolini, stanno aggravando poi ulteriormente la situazione. I cittadini fanno fatica a realizzare la raccolta differenziata in modo corretto e questo li allontana anche dalla prospettiva dell’economia circolare.
Nel 2019 Roma ha rinnovato il servizio con Ama, nonostante un 2018 caratterizzato dall’incremento della quantità di rifiuti prodotti e da una battuta di arresto della raccolta differenziata percentuale. Lo scorso anno poi Ama è stata costretta a spedire fuori regione complessivamente quasi 500mila tonnellate di rifiuti, con costi non indifferenti. Lo spostamento dei rifiuti, si legge inoltre nel report, ha determinato “un impatto ambientale significativo: per il solo trasporto di questi quantitativi l’Agenzia, insieme al Dipartimento di ingegneria ambientale della Sapienza, ha stimato emissioni di PM10 pari a 5 volte quelle medie annue del TMB Salario”. Tutte queste operazioni hanno inoltre determinato un aumento diretto della TaRi pagata dai cittadini romani sempre più insofferenti rispetto al problema dei rifiuti.
Il rapporto arriva proprio nel momento in cui la Regione è a un passo dal commissariare il Campidoglio per scegliere dove realizzare gli impianti dei rifiuti. Alla mezzanotte di oggi scadono infatti i sette giorni concessi alla sindaca di Roma Virginia Raggi per prendere una decisione sulla questione discarica. Dall’Assemblea capitolina sono arrivati ieri i no fermi sul termovalorizzatore, alla realizzazione di siti di stoccaggio e a discariche di emergenza.