Il prefetto di Roma, Franco Gabrielli
«Trenta milioni di pellegrini. Ma cosa, quando?». Il prefetto di Roma Franco Gabrielli mostra il suo pessimismo sul Giubileo – di cui è anche commissario – smentendo quanti parlano di afflussi record e, da La Repubblica delle Idee di Pescara, lancia un monito a quanti lo reputano un’occasione per la città: «Non c’è una prenotazione di un volo charter dall’America Latina: sarà un evento importante per la cristianità ma per la città di Roma il saldo sarà negativo, perché aumenteranno i pellegrini ma diminuiranno i turisti». A preoccupare il “superpoliziotto”, inoltre, il problema sicurezza: «Sarà il primo ai tempi dell’Isis, non possiamo dire che siamo tranquilli come anni fa, sarebbe una bugia».
Non basta cambiare Giunta. Una grana in più, insomma, per una città che ne ha già tante e non dispone degli strumenti normativi adeguati alla situazione: «Quando vado a leggere i decreti legislativi su Roma Capitale – rivela – non trovo la benché minima soluzione ai reali problemi». Tanti e neanche direttamente imputabili alle ultime amministrazioni e, quindi, risolvibili con un semplice cambio di Giunta. Il vero problema, casomai, è la burocrazia, la mancanza di «una macchina amministrativa che possa arrecare benefici ai poveri cittadini».
La stoccata. Una Capitale – «molto arrabbiata, incattivita e esasperata» – che all’apertura dell’Anno Santo, il prossimo 8 dicembre, sarà priva anche del dimissionario sindaco Marino, cui Gabrielli prima riconosce l’onore delle armi – «Il mio rammarico più grande è di aver trovato una persona di grande onestà, che avrebbe potuto dare una svolta» – per poi lanciare l’affondo: «Quando sento dire “ma io sono onesto” dico “cazzarola”. L’onestà è la precondizione di quello che uno chiede a chi amministra».
Palla ai cittadini. Sulla scenario del post Marino, il prefetto non ha dubbi: «Nella mia visione delle cose non c’è nessuna situazione che per me possa consentire la sospensione della democrazia. Non tutti sanno che lo scioglimento per mafia significa sospensione della democrazia per almeno due anni. Alla fin fine la verifica elettorale credo sia sempre necessaria. Ce lo ha insegnato la Grecia».
Nino Fazio
